«Bello! Peccato però…». Di sentire pronunciare a visitatori e turisti questa frase, i residenti di Sferracavallo non ne possono più. Ma come dare loro torto? «Ho vissuto tutta la vita in una borgata a misura d’uomo, povera ma bellissima. Le cose però sono cambiate da tempo e temo sia troppo difficile tornare all’immagine dei miei ricordi». Mai, più di oggi, ha provato un simile sconforto Simone Aiello, che in quel pezzo di Palermo dove mare e terra si abbracciano fino alla riserva naturale di Barcarello c’è nato. «Io sono di Sferracavallo da cento generazioni, amo questi luoghi, anche per la loro bellezza – racconta -, ma la lotta tra persone perbene e gente incivile è ormai impari».
Tante le segnalazioni dei numerosi residenti che, armati di amore e buona volontà, troppo spesso si sono messi in gioco in prima persona, anche se invano. Armati di scope, rastrelli e guanti hanno riempito un sacco dopo l’altro di rifiuti d’ogni tipo. Per le strade, nei vicoletti, in piazza, non si salva neppure quella riserva che in alcuni punti è particolarmente presa di mira: bottiglie di birra, profilattici, siringhe, cicche di sigaretta, immondizia abbandonata. «La situazione è piuttosto tragica – prosegue Aiello -, c’è la percezione che Sferracavallo si stata trasformata in una valvola di sfogo del degrado e dell’inciviltà, del disagio sociale di quella Palermo che non si vuole sanare», spiega. Raccontando di come ogni zona della borgata, ormai, risulti quasi contaminata da quella strafottenza che la sta praticamente facendo collassare su se stessa. «Invito il sindaco Orlando a constatare di persona questa amara situazione e a fare qualcosa. Finora non è successo nulla».
Un appello che si trascina ormai da tempo e che adesso suona come inevitabile. «Non si può sempre demandare a qualcun altro o far vedere foto di barchette piene di rifiuti accusando il palermitano incivile – insiste Aiello -. Sì, i cittadini non sono tutti perbene, ma il territorio va controllato, creando deterrenza». Questi i rimedi che potrebbe portare, nel tempo, a qualcosa secondo lui, scongiurando il peggio verso cui sembra essere inevitabilmente diretti. «Qui abbiamo bellezze più uniche che rare, cose che non ci sono nemmeno allo Zingaro. Eppure l’intera borgata è abbandonata a se stessa. Sembra quasi che qualcuno voglia addirittura far morire il mare e quella riserva, che è l’unica cosa che ancora in parte ci salva dal degrado assoluto».
Non sono solo sacchetti di immondizia e bottiglie vuote, infatti, l’unica nota stonata dentro a un potenziale capolavoro naturale. Dalle grigliate a mollo ai gommoni che sfrecciano a pochi metri dalla riva accompagnati da un’assordante colonna sonora neomelodica, tutto sembra contribuire a sporcare quel quadro incontaminato. «Vince una totale mancanza di conoscenza della propria bellezza, per questo le cose vanno a rotoli – continua a dire Aiello -. Non si capisce l’importanza di questa bellezza ambientale, nessuno sa instillare negli incivili un genuino sentimento di orgoglio, che potrebbe anche essere un aggancio per puntare a sviluppo, turismo e benessere. Invece, preferiamo investire nei chioschetti col panino a un euro a cui tutto è consentito, in un clima di anarchia totale. Prima o poi ci sarà un collasso e Sferracavallo sparirà». Destino che, a suo dire, sarebbe già toccato all’Acquasanta, all’Arenella, a Vergine Maria: luoghi in cui l’imbarbarimento ha avuto il sopravvento sulla vocazione originaria del luogo.
Terra di nessuno. Questo l’ineluttabile destino al quale i residenti non vogliono in alcun modo piegarsi. Ma come, se persino decine di richieste per illuminare una strada buia da troppo tempo o segnalare adeguatamente una destinazione ai turisti sono rimaste, ad oggi, del tutto ignorate? «E non dimentichiamoci del trentennale ecomostro, quello ormai famoso. Accanto al quale se n’è aggiunto un altro, un caso anche più paradossale – spiega -, quello di una casetta in legno concessa dal demanio marittimo per accogliere i disabili e accompagnarli in mare, mai entrata in funzione però e, anzi, trasformata in un bar finito poi carbonizzato e abbandonato a sua volta. Perché non li buttiamo per terra e scegliendo di dare un segnale veramente forte?».
Aiello e tutti gli altri residenti membri del comitato cittadino Il mare di Sferracavallo chiedono un intervento serio per salvare la bellezza di Sferracavallo. «Mia figlia qui lavorava, ma è scappata ugualmente via da un posto invivibile. Resta solo la parte peggiore di noi, forse – osserva ancora l’uomo -. Il sindaco deve reagire e fare qualcosa, da soli noi non ce la possiamo fare, dimostri di valere, di saper fare quello che dice. Il problema è di ordine pubblico, di educazione, di controllo. Se non ci saranno mai queste cose, morirà tutto e la borgata verrà inglobata dal vicino quartiere bomba, ormai mangiato dal degrado. Lo stesso che sta arrivando qui. Palermo è già piena di focolai come questo: non è il momento di spegnerli del tutto anziché alimentarli incendiando ogni cosa?».
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