«Nell’ultima settimana, abbiamo ricevuto in media settemila telefonate al giorno, circa duemila in più rispetto alla normalità anti-Covid». Tra gli operatori che rispondono al numero unico di emergenza (112) della centrale operativa di Catania, che serve tutta l’area orientale della Sicilia, c’è anche Monica Schifani che nella sede dell’ospedale Cannizzaro lavora da quando la procedura è stata attivata a giugno del 2017.
«In questo periodo di particolare emergenza dovuta al coronavirus, la mole di chiamate quotidiane è decisamente aumentata», racconta a MeridioNews l’operatrice. È a questa unica centrale operativa che confluiscono tutte le chiamate di emergenza, qualsiasi sia il numero di soccorso composto dall’utente. Dopo avere localizzato chi chiama e avere individuato la singola esigenza, gli operatori smistano la richiesta all’ente competente per la gestione: carabinieri, polizia, vigili del fuoco ed emergenza sanitaria.
«In questi giorni, abbiamo notato che il numero di chiamate aumenta in maniera significativa soprattutto subito dopo le comunicazioni che riguardano l’emanazione di nuovi decreti da parte del presidente del Consiglio dei ministri – spiega Schifani – Probabilmente perché alle persone vengono molti dubbi e cercano delle autorità a cui porre le proprie domande». I momenti di maggiore affluenza si registrano tra la mattinata e il pomeriggio ed è per questo che, al momento, nella centrale operativa etnea si lavora in regime di potenziamento. «Significa che ci sono più operatori e che gli stessi stanno anche effettuando dei doppi turni – continua Schifani – per riuscire a rispondere in maniera più celere possibile alle richieste delle persone che chiamano per avere informazioni di ogni tipo».
Non solo questioni legate al settore sanitario. «Dall’altra parte della cornetta – racconta l’operatrice – spesso ci sono anziani o disabili che soffrono la solitudine e che chiedono come potere avere accesso ai servizi di prima necessità». Come, per esempio, i servizi gratuiti di consegna a domicilio di spesa o medicinali di cui si occupano la Croce Rossa e anche volontari di altre associazioni. «Molte delle domande che ci vengono poste poi – aggiunge – sono dettate dal fatto che le persone sono confuse e sentono il bisogno di essere tranquillizzate. Noi le ascoltiamo e, quando è necessario, le rimandiamo ai medici di base o agli enti preposti. Parecchie sono anche le persone che contattano il nue per chiedere informazioni generiche che riguardano le nuove direttive o le autocertificazioni».
Salute, burocrazia, necessità. Ma non solo, tra le richieste che arrivano al Nue 112 ce ne sono anche alcune più curiose, più strane. «Una chiamata che ci è sembrata assurda, in un primo momento, è stata quella di un uomo che ci ha chiesto se poteva continuare ad andare a pescare – racconta Schifani – Andando avanti, però, ci ha spiegato perché che è con quell’unica attività che porta avanti il sostentamento di tutta la sua famiglia». Una emergenza sanitaria che, come ha detto anche il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte durante la comunicazione dell’ultimo decreto, sta diventando anche emergenza economica.
«C’è anche chi ci ha chiesto se può andare ad accudire il cavallo in campagna, chi chiede delucidazioni in merito alle visite ai defunti al cimitero, o chi cerca informazioni su possibilità di incontrare i parenti – elenca l’operatrice – Tra le stranezze, c’è anche chi ha chiamato di notte per chiedere se poteva andare a comprare le sigarette al distributore o se poteva uscire perché in casa si era persa l’armonia». Chiamate inaspettate? «Numerose anche di gente che si lamenta perché è disturbata dalla musica e dai canti durante i flash mob dai balconi».
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