Scuola, studenti e docenti contro la riforma Flc-Cgil: «Vogliamo un’istruzione di qualità»

Ottomila studenti, secondo gli organizzatori, provenienti da trenta istituti medi superiori di Catania e provincia, unitisi in corteo con circa 200 docenti in nome della «scuola di qualità», come si legge sui volantini. Questi i numeri della manifestazione, svoltasi in contemporanea nelle maggiori città italiane, e organizzata dal’Unione degli studenti, dalla Rete studenti medi Sicilia e dalla Flc, il sindacato dei lavoratori della cultura legato alla Cgil. Il corteo ha fermato il centro città per circa tre ore, da piazza Roma a piazza Università al grido di «no ai tagli» e «ci rubate il futuro», con i sorridenti studenti che hanno sfilato in un clima estivo, non solo per le condizioni atmosferiche. «Protestiamo soprattutto per la riforma Aprea, proposta di legge approvata ieri in commissione cultura alla camera dei deputati, che permetterà ai privati di entrare nei consigli di Istituto» spiega Alessio Grancagnolo dell’Unione studentesca, studente diciottenne che frequenta il liceo scientifico Principe Umberto di Catania.

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Secondo Grancagnolo, a capo di un gruppo di 40 studenti che portano anche lo striscione del Movimento studentesco universitario, «i privati avranno il controllo della gestione scolastica, dell’offerta formativa e persino dello statuto, potendo decidere anche il numero di rappresentanti studenteschi». Una situazione che si unisce ai problemi pratici, con «strutture fatiscenti e classi pollaio, ben oltre il numero consentito dalla legge», conclude Grancagnolo.

Problemi evidenziati anche dai docenti che, riferisce Antonella Di Stefano segretario generale Flc Cgil di Catania, e insegnante di scuola primaria, «cercano di fare rete con gli studenti, in quanto i loro problemi sono anche quelli nostri come insegnanti e genitori». E non è un caso, secondo Di Stefano, che oggi in piazza ci sia la sola Cgil a protestare perché «dal 2008 il nostro sindacato è solo sulle barricate per una scuola di qualità, rifiutandosi di firmare provvedimenti e tagli che, uniti all’inutile concorso statale, porteranno alla perdita anche di 30 mila posti di lavoro se verrà confermato l’aumento delle ore di lavoro da 18 a 24 settimanali». Gravi problemi, che si aggiungono a quelli della crisi economica e «ai mancati investimenti da 200 milioni che la scuola a livello nazionale rischia di perdere» conclude Di Stefano.

E tra gli studenti, venuti in massa dai paesi pedemontani e persino dalla provincia di Messina (Giardini Naxos), gli slogan contro il presidente del consiglio Mario Monti e la politica non mancano. «Siamo una cinquantina oggi, abbiamo voluto esserci nonostante le difficoltà» spiega Alessandro La Cava, studente del quinto anno all’istituto alberghiero di Nicolosi, che lamenta la carenza dei servizi pubblici. «Siamo venuti con i nostri mezzi, qualcuno con l’autobus, ma è molto complicato perché ci sono molti disservizi con i pulmann dell’Ast ultimamente», conclude Alessandro.

Leandro Perrotta

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