Scuola, mega-intesa contro la dispersione «Un passo avanti, ma c’è troppa burocrazia»

A Catania, il 25 per cento degli studenti degli istituti superiori professionali lascia la scuola prima di averla finita. Nel quartiere satellite di Librino, i ragazzi che si ritirano dall’istruzione secondaria entro i primi due anni oscillano tra il 15 e il 20 per cento degli iscritti. I dati sulla dispersione scolastica nel capoluogo etneo, insomma, sono ben lontani dalla soglia massima del dieci per cento auspicata dal governo nazionale. E raccontano una realtà variegata, che l’amministrazione comunale cerca di decifrare con una mega-commissione contro l’abbandono scolastico. Un tavolo tecnico attorno al quale siedono l’ufficio scolastico provinciale, l’Asp, la questura, il tribunale dei minori e l’ufficio del lavoro, oltre agli assessori alla Scuola e alle Politiche sociali Valentina Scialfa e Fiorentino Trojano. Un’intesa larghissima che il primo cittadino Enzo Bianco aveva annotato nell’ebook sulle 124 cose fatte in 365 giorni ma che solo ieri è stata formalizzata, con la sottoscrizione di un primo protocollo d’azione condivisa che ha suscitato qualche perplessità.

«L’accordo che è stato firmato mischia insieme due aspetti molto diversi del problema della dispersione scolastica: quello sanitario, da cui la partecipazione dell’Asp, e quello ambientale, che riguarda invece i servizi sociali», spiega Cristina Cascio, preside dell’istituto comprensivo Angelo Musco e coordinatrice dell’Osservatorio d’area di Librino. «Di questo protocollo – racconta Cascio – si è cominciato a parlare parecchi mesi fa e al primo incontro in proposito, con l’assessore Trojano, ero presente anche io». Poi, però, un errore nelle notifiche delle riunioni, «sicuramente in buona fede», l’ha esclusa dalle convocazioni successive. «Certo, l’assessore non vedendomi, dato che al primo incontro c’ero, avrebbe potuto almeno tentare di contattarmi, e invece non è accaduto niente del genere», afferma la dirigente scolastica.

Anche senza di lei, le riunioni sono continuate e hanno portato alla formulazione delle Linee guida in materia di prevenzione alla dispersione scolastica e formativa, presentate ieri. «Un protocollo d’intesa sulla dispersione già esisteva a Catania, ma aveva certamente più di dieci anni e risultava un po’ datato – precisa la preside – Con questo mi pare che non si vada troppo avanti». Troppa burocrazia, «a fronte di carenze operative che mi sembra importante sottolineare: è proprio il versante dei servizi sociali quello che bisogna rinforzare. Non basta una visita in casa di un ragazzo che non va a scuola per vederlo ritornare in classe il giorno dopo».

«Molti giovani devono essere solo aiutati a crescere: saranno individuati quelli che per problemi cognitivi, emotivi, affettivi e ambientali sono maggiormente a rischio», aveva detto alcuni giorni fa l’assessore Scialfa, parlando della partnership con l’azienda sanitaria provinciale. «Ma sono cose troppo diverse per essere sovrapposte», rilancia Cristina Cascio. «Sono certa che le intenzioni siano buone e già il fatto che si parli di abbandono della scuola è un ottimo punto di partenza, ma c’è molto da fare – conclude – Qui abbiamo portato la dispersione scolastica nelle scuole medie inferiori a percentuali più basse dell’uno per cento, ma li perdiamo dopo. I ragazzi mollano anche perché non c’è una scuola superiore sul territorio: perché gli studenti di Librino non possono avere le stesse opportunità di quelli che vivono in zone più centrali?».

«La collaborazione tra più aree, enti e assessorati è da leggere nell’accezione migliore che esista: cioè quella che prevede collaborazione, confronto, programmazione e progettualità condivise a 360 gradi», replica Maria Ausilia Mastrandrea, consigliere comunale eletta tra le fila della lista Con Bianco per Catania e già preside della scuola media Giosuè Carducci. «Ho avuto l’onore di lavorare anche in istituti scolastici meno centrali, ho visto il dramma della dispersione scolastica da vicino ed è un argomento del quale mi occupo da sempre». E che ha caldeggiato venisse affrontato dalla giunta. «L’idea è che i docenti non sono tuttologi e hanno bisogno, nella formazione dell’alunno, dell’aiuto di più figure professionali: psicologi, pedagogisti, educatori, assistenti sociali».

Tutti dovranno contribuire alla «ripresa» degli allievi che rischiano di lasciare la scuola: «A volte il recupero passa dalla responsabilizzazione delle famiglie, da un intervento mirato sui genitori piuttosto che sui ragazzi, perché sono i primi a pensare che la scuola non serva e che sia meglio un avviamento professionale immediato», aggiunge Mastrandrea. La quale sulla burocrazia ammette: «Ci si sperimenta, impareremo facendo e supereremo gli ostacoli scoprendoli giorno dopo giorno». Anche se «ci sono alcune cose, tipo le assenze ma non solo, che devono essere formalizzate perché servono a costruire la documentazione sugli interventi che poi si faranno». Scartoffie inevitabili, quindi, «che saranno snellite dove possibile». Per la consigliera comunale, però, il dato da sottolineare è un altro: «Parlare di dispersione scolastica è una bella vittoria e il nostro impegno darà, giorno dopo giorno, possibilità in più di realizzazione sociale ai nostri ragazzi».

[Foto di Lost in purple]

Luisa Santangelo

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