Bentornato in C, Palermo, dopo vent’anni di assenza da questa categoria. Ma nello stesso tempo: benvenuto Palermo in terza serie facendo riferimento in questo caso, con questa formula di saluto coperta da un sottile velo di ironia, alle insidie che nasconde un campionato con un coefficiente di difficoltà nettamente superiore a quello della serie D. In questo contesto, la sconfitta rimediata sul campo del Teramo nella prima giornata del girone C rappresenta il pedaggio che la squadra ha dovuto pagare per l’ingresso in un mondo nuovo e nel quale non si è ancora calato. Teramo-Palermo 2-0: ecco il dato di realtà con cui fare i conti, ecco l’avvertimento a tutti gli addetti ai lavori rosanero in vista del prosieguo di un torneo che si preannuncia particolarmente impegnativo.
Alla vigilia del match il tecnico Boscaglia aveva sottolineato l’importanza della partita con gli abruzzesi da inquadrare come una specie di primo test della verità, di prova attraverso la quale capire chi è veramente il Palermo in questo momento e a che punto è il processo di costruzione di una squadra davanti alla quale è ancora esposto il cartello ‘lavori in corso’. Le risposte, negative, sono state chiare ed inequivocabili: il Palermo al momento non è una squadra. E’ solo un insieme di giocatori che, nell’ambito di un 4-2-3-1 peraltro da rivedere e nonostante una sfida che per lunghi tratti si è sviluppata sul filo dell’equilibrio, ha bisogno di tempo per trovare amalgama e registrare gli automatismi necessari per funzionare come un vero collettivo. Il messaggio inviato dalla sfida contro la compagine di Paci, abile a sfruttare rispetto all’avversario il vantaggio di avere sulle gambe già diverse partite tra impegni ufficiali e una serie di amichevoli, è proprio questo: Boscaglia, rimandato anche lui e con ampi margini di miglioramento in termini soprattutto di reattività e lettura generale della partita (perché non puntare dal primo minuto sulla qualità del giovane Silipo?), deve lavorare molto alla ricerca delle giuste coordinate sapendo che quanto fatto finora, supportato esclusivamente dai suggerimenti di sedute di allenamento poco indicative in merito alle reali condizioni del gruppo, non è sufficiente per proporre una formazione all’altezza delle aspettative.
Non è un caso che tutti i reparti abbiano steccato: la difesa, con l’aggravante della defaillance dell’esterno destro Peretti disorientato e in ritardo al 12’ del secondo tempo in occasione dell’azione in velocità dei padroni di casa culminata con il gol dell’ex Primavera rosanero Santoro e della dormita generale sull’out opposto pagata a caro prezzo con il gol del 2-0 del neo-entrato Di Francesco che all’80’ ha superato Pelagotti con un diagonale sul secondo palo sfruttando con troppa facilità un corridoio centrale, è apparsa lenta e macchinosa. Medesima percezione a proposito del centrocampo che, ad eccezione di un paio di intuizioni di Palazzi, non è riuscito a garantire il giusto filtro e a supportare una batteria di trequartisti (composta inizialmente da un impalpabile Valente, da uno spento Kanouté e da Floriano uscito gradualmente dalla partita dopo una punizione minacciosa calciata nel primo tempo) scarica e poco efficace.
E il terminale offensivo? Saraniti, in ombra e servito oltretutto dai compagni in maniera non adeguata, non ha inciso (concetto valido pure per Lucca nello spezzone di gara in cui è stato chiamato in causa) legittimando, al netto delle attenuanti da concedere a giocatori che devono ancora trovare la migliore condizione, i dubbi di chi insiste sulla necessità di rinforzare la squadra con una prima punta in grado di garantire l’arrivo in doppia cifra o comunque un bottino di reti tale da potere fare la differenza. Sul fronte Palermo, l’unica nota lieta in una giornata no è stata la porzione di partita disputata da Santana negli ultimi venti minuti. Non tanto per i contenuti espressi in un segmento in cui non ha lasciato il segno quanto piuttosto per l’aspetto psicologico del numero 11 rosanero, assente dai campi dallo scorso 8 dicembre a causa della rottura del tendine d’Achille destro, e anche per le statistiche. Che incoronano l’argentino consegnandogli la medaglia di unico giocatore ad avere indossato la maglia del Palermo in tutte le categorie, dalla A alla D.
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