Palazzo di cemento, la nuova data per la consegna dei lavori Assessore: «Gli alloggi alle 96 famiglie entro fine novembre»

«Per scaramanzia non dirò che potrebbe essere un “regalo di Natale”». L’assessore all’Urbanistica e ai Lavori pubblici Enrico Trantino a MeridioNews non vuole ripetere la promessa non mantenuta per dicembre dell’anno scorso dal suo predecessore Pippo Arcidiacono per la consegna dei lavori del palazzo di cemento di Librino. «Oramai manca solo l’ultimo scoglio dell’ascensore – afferma – per cui una ditta tedesca ci ha garantito la consegna entro il 10 novembre». C’è una nuova deadline, quindi, per le 96 famiglie in attesa degli alloggi. «Speriamo di poterli consegnare agli assegnatari entro la fine del mese di novembre». Un regalo di Natale anticipato, quindi.

Di rinvii e nodi al fazzoletto che sono rimasti intrecciati per la struttura al civico numero 3 di viale Moncada ce ne sono stati tanti. Un ritardo di circa tre anni rispetto al cronoprogramma iniziale. «Da quando mi sono insediato io (a novembre del 2019, ndr) – spiega l’assessore Trantino a MeridioNews – mi sono attivato per avere un colloquio diretto con le parti tecniche e con i fornitori per garantire il rispetto delle tempistiche per i lavori». L’ultima data fissata e non rispettata è quella di gennaio 2020. «Il problema – ribadisce – è che la ditta (la Salvatore Coco di Paternò, ndr) si è aggiudicata l’appalto con un ribasso del 55 per cento che è eccessivo e si riflette inevitabilmente sull’efficienza dell’intervento e, quindi, sulla capacità di onorare le scadenze previste»

Intanto, anche delle penali intimate per i ritardi non c’è nessuna traccia. «Al momento, questo tema non mi interessa. Ne riparleremo in seguito – afferma Trantino – Adesso l’urgenza è consegnare le case agli assegnati che con costanza e attenzione hanno vigilato sui lavori esercitando anche un legittimo stimolo nei confronti dell’impresa». Dopo il ritrovamento di arsenali di armi e ordigni e il blocco dovuto allo sciopero dei lavoratori per i mancati pagamenti, un altro motivo della lentezza degli interventi di recupero e risanamento dell’immobile è stata l’insufficienza di manodopera impiegata. Finora, a ogni scadenza è seguita una proroga. E la torre di cemento, con i suoi 52 metri d’altezza per 16 piani, resta l’ennesima incompiuta della città.

Per i piani inferiori dell’edificio che, nel progetto iniziale di riqualificazione dell’opera sarebbero dovuti essere destinati a uffici e sedi di associazioni, al momento non c’è una destinazione precisa. Anche perché il finanziamento è stato fatto con i fondi stanziati dalla ex Gescal (Gestione case per i lavoratori) che, quindi, possono essere utilizzati solo per realizzare alloggi popolari. «Per i tre piani basamentali – conferma l’assessore – al momento non esiste un progetto. Saranno oggetto di una successiva iniziativa che prevede innanzitutto la redazione di un progetto e poi – aggiunge Trantino – speriamo nei ribassi d’asta». 

Costruito nel 1981 dall’imprenditore Francesco Finocchiaro – ritenuto uno dei quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa da Pippo Fava, il giornalista poi ucciso dalla mafia – il palazzo di cemento negli anni è passato da simbolo del degrado, come centrale dello spaccio in mano alla famiglia mafiosa degli Arena, ad aspirante emblema di legalità del quartiere dormitorio della periferia sud-est della città.

Marta Silvestre

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