Santo Stefano di Camastra, tutti uniti per salvare Antony Farina dalla morte

A Santo Stefano di Camastra, da qualche tempo a questa parte, non si parla d’altro. Tra le strade e i vicoli del centro storico, dove la gente si sofferma a chiacchierare, negli uffici comunali dove i dipendenti sono andati perfino a spulciare gli archivi dell’anagrafe per ricostruire con precisione date e origini degli avi del cittadino americano che, se tutto filerà liscio, dovrebbe venire a vivere da queste parti. Ovunque, a tenere banco, è la storia di Anthony Farina (nella foto a sinistra tratta da amnotizie.it), il ragazzo condannato negli Stati Uniti alla pena capitale per avere partecipato, vent’anni fa, ad una rapina finita male (ve lo abbiamo raccontato qui). 

In paese è stata anche avviata una raccolta di firme. Martedì 20 novembre si riunirà il Consiglio comunale per discutere il caso e anche il parroco, Padre Calogero Calanni, ha organizzato delle veglie di preghiera.

“Una condanna – spiega il sindaco di Santo Stefano di Camastra, Francesco Re (nella foto sotto, tratta da 98zero.com) – che la comunità non riesce a comprendere. E che vuole sia evitata in ogni modo. È sorto un movimento spontaneo e sincero a sostegno di questa causa. La gente della nostra cittadina ha deciso di scendere in piazza, aderire alla ‘Giornata internazionale a favore della Vita’ in programma il prossimo 30 novembre”.

In paese, insomma, la storia è molto sentita. In Italia non c’è la pena di morte. E già l’idea stessa che un uomo possa essere ucciso dallo Stato, beh, dalle nostre parti è inconcepibile. Nel caso di Antony Farina, poi, la storia sembra incredibile. Il ragazzo, che in America è in galera da vent’anni, partecipò alla rapina insieme con il fratello minore, allora sedicenne. E fu proprio il fratello ad uccidere la titolare del fast food dove i due ragazzi effettuarono la rapina.

I fatti, è noto, si svolsero in una cittadina della Florida. La legge americana non punisce con la morte l’autore di un omicidio se questo è minorenne. Ma siccome insieme a lui, a rapinare il fast food, c’era il fratello appena maggiorenne – cioè Antony Farina, che allora aveva appena compiuto diciotto anni – i giudici dello Stato della Florida hanno deciso di condannare a morte il fratello maggiore. (nella foto a destra Milwaukee, la cittadina americana dove è nato Antony Farina)

Per noi, per il nostro Paese, tutto questo è assurdo. Quando la ‘macchina’ per salvare Antony si è messa in moto ed è stato scoperto il legame tra i ragazzo americano e Santo Stefano di Camastra – paese della provincia di Messina molto noto per le bellissime ceramiche realizzate dagli artigiani del luogo – tutta la cittadina si è mobilitata.

Nei prossimi giorni è prevista una fiaccolata per le via del paese. Tantissime le adesioni. Ci saranno anche i protagonisti della Comunità di Sant’Egidio. “Con loro – ci dice ancora il Sindaco -siamo in contatto grazie alla parrocchia. Ad Anthony Farina è stata riconosciuta la cittadinanza italiana e noi stefanesi siamo pronti ad accoglierlo qui, fra la nostra comunità. La nostra storia, la storia di noi siciliani, è fatta anche di migranti, di artigiani, di gente aperta e disposta a lavorare nel nome della solidarietà umana. Per questa ragione siamo in contatto con l’Ambasciata e con il Ministero degli Esteri. Stiamo passando al vaglio ogni spiraglio possibile per salvare la vita di quest’uomo”.

Ad Anthony è stata riconosciuta la cittadinanza italiana grazie al fatto che ha potuto dimostrare di essere nato da ascendenti siciliani. La comunicazione ufficiale delle sue origini è stata fornita proprio dal Comune di Santo Stefano di Camastra. Per provare a salvargli la vita si è mobilitato l’intero paese, con il Sindaco in testa. I dipendenti del Comune hanno contatto l’Ambasciata italiana in America, fornendo a tamburo battente l’albero genealogico di Antony Farina. Nomi, date, matrimoni, nascite, morti, trasferimenti, migrazioni, nuove vite in paesi lontani. Tutto questo emerge da un’analisi dettagliata dell’albero genealogico di questo ragazzo nato a Milwaukee il 20 novembre del 1973.

Tra le righe vi si scorge la classica storia di migrazione così comune a tante famiglie del Sud d’Italia strette dalla fame e costrette a cercare fortuna altrove. La storia di una famiglia che nasce normale e che si perde sulla via di un’integrazione difficile in un Paese complesso e lontano come gli Stati Uniti. (sotto, a destra, un’immagine di siciliani che, a fine ‘800, emigravano verso gli Stati Uniti d’America, foto tratta da comenius-promise.eu)

Il suo capostipite è infatti un tale Rosario Farina, nato nella cittadina delle ceramiche il 5 ottobre del 1888. Un bisnonno pieno di fratelli e di figli, ricchezza ma anche disgrazia. Braccia per coltivare la terra, ma anche bocche da sfamare in un’altalena di povertà e di disperazione che nessuna istituzione pubblica riesce a spezzare. La solita vita di stenti, in quegli anni molto comune in Sicilia, che costringe molti ad emigrare.

Il padre di Anthony, Anthony Joseph, sposa così un’americana, Wandsnider Susan Jane, ma non riesce ugualmente a sconfiggere il bisogno. Il ragazzo, insieme al fratello, trascorre un’infanzia difficile fino alla sciagurata decisione di partecipare alla rapina che ha cambiato per sempre la sua vita. (a sinistra, le ceramiche di santo Stefano di Camastra)

“Anthony – spiega Stefania Tallei, della comunità di Sant’Egidio – come tutti voi sapete, non è stato l’autore materiale del delitto che è stato invece commesso dal fratello minorenne. Ci stiamo battendo per creare un movimento d’opinione che spinga gli Usa a modificare la norma sulla pena capitale. Bisogna arrivare ad una moratoria e riuscire ad inserire il diritto alla vita nella ‘Dichiarazione universale dei diritti umani’. Un tassello che ci fornirebbe uno strumento giuridico fondamentale per abolire per sempre la pena di morte”.

 

 

Giusy Ciavirella

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