“Sanatoria? Votiamo no”

Livio Marrocco è il presidente del gruppo parlamentare di Fli, il partito di Gianfranco Fini. Ha 34 anni ed impegnato in poltica da più di un decennio. Ha fatto la trafila che prima si faceva nei partiti: il movimento giovanile, il consigliere comunale e poi il salto all’Assemblea regionale siciliana. La sua prima candidatura è stata al consiglio comunale di Trapani. A lui piace ricordare una frase di suo padre: “Ma cu t’ava vutari…” (Ma chi ti voterà?). Invece si piazza tra i primi dieci.

“La normalità – ci dice Marrocco – è che si accede alle cariche pubbliche elettive più elevate dai cinquanta anni in sù. Considero questa una vera anomalia che mi porta a dire che vi è una sola generazione al comando quella degli over cinquanta”.

 

Il distacco crescente tra società e rappresentanza poltica è a suo avviso determinata dal fatto che ci troviamo da circa 20 anni la stessa classe dirigente?

 

“Sì. Siamo in presenza di un sistema bloccato che va sommato al fatto che i processi di selezione della classe dirigente sono superficiali ed approssimativi. Ciò ha sempre più logorato il rapporto tra poltica e società. Nei partiti esisteva un percorso meitocratico, adesso non c’è più. Questo è certamente il più grave danno prodotto dal berlusconismo. Quando nasce Forza Italia, applica alla politica la cultura dell’impresa che ha spesso tratti di presunzione e di arroganza. La politica ha e deve avere un altro perimetro che è quello della mediazione e del dialogo. Fli nasce per questo e lo abbiamo detto facendo autocritica sul nostro recente passato”.

 

Siamo vissuti in un tempo in cui lo scontro politico, troppe volte, era scontro tra tifoserie.

 

“E infatti è venuto il tempo in cui bisogna rasserenare il clima (in questo il governo Monti può aiutare). Bisogna ricostruire un clima sobrio anche tra avversari, con la stella polare del rispetto delle istituzioni”.

 

Il bilancio della Regione ha un deficit di oltre 5 miliardi di euro, i dati sulla disoccupazione sono crescenti. Immagini di essere il presidente della Regione. Cosa farebbe?

 

“Ci vorrebbe, innanzitutto, grande coraggio, perché le difficoltà sono e saranno innumerevoli. Credo che bisognerebbe dire stop al precariato e ritornare alle assunzioni solo per concorso. Ovviamente, di fronte ad una platea di 25 mila precari si ha pure il dovere di essere responsabili, trovando soluzioni che consentano a queste persone di vivere non in uno stato di permanente precarietà. La scelta coraggiosa non consiste nel licenziare i precari, ma in quello che le dicevo prima. A questo aggiungo che è in crisi il modello economico degli anni ‘60 e ‘70”.

 

Dovesse scegliere delle priorita cosa farebbe?

 

“Investire in infrastrutture utili. Un sistema produttivo basato su picccola e media impresa artigianale. Investire in servizi. Sveltire un sistema burocratico lento figlio di un’altra epoca storica. La mia critica, per esempio, all’assessore Massimo Russo (assessore regionale alla Salute ndr) è che, pur in presenza di una buona riforma sanitaria, ad applicarla sui territori vi sono dirigenti filgi di una vecchia cultura. Investire su una sorta formazione permanente della burocrazia interna. Tutto ciò si può se alle parole seguono i fatti, non come per le società partecipate della Regione che, per liquidarle, impieghiamo 15 anni realizzando una truffa ai danni del cittadino”.

 

Lei viene dall’esperienza del centrodestra: che giudizio dà del rapporto con il governo?

 

“Il giudizio non è esaltante. Vi sono assessori che hanno lavorato bene ed altri no. Esattamente allo stesso modo vi sono dirigenti generali che hanno lavorato bene ed altri no. A questo proposito, mi faccia dire che i dirigenti generali che non spendono vanno destituiti perché a pagare il prezzo e il nostro popolo”.

 

Cosa farete alle amministrative?

 

“Credo che il terzo polo dovrebbe propore suoi candidati al primo turno. Se non dovessimo farcela, dovremmo privilegiare l’accordo con le forze con cui governiamo alla Regione”.

 

Privilegiare non significa escludere un accordo con il centrodestra.

 

“Da terzopolista lo escluderei, come esponente di Fli, no. Siamo nati non per essere il terzo polo ma per realizzare un nuovo centrodestra”.

 

Dovesse decidere cosa fare a Palermo?

 

“Mi sarebbe piaciuto una rivoluzione generazionale. Tre candidati giovani uno per ogni polo”.

 

Concludiamo con due temi rilevanti: La santoria edilizia lungo le coste e i fondi europei.

 

“Mi auguro che l’Aula non approvi la sanatoria lungo le coste, anche se il problema esiste”.

 

E se il provvedimento se arriverà in Aula cosa farete?

 

“Votiamo no. Aggiungendo, però, che bisogna trovare soluzioni”.

 

Dicono in tanti che i fondi europei li spendiamo poco e male.

 

“Prendere ad esempio la Spagna del governo Aznar. Scelse le migliori intelligenze e li mandò in Europa dicendogli di tornare solo quando avrebbero trovato le soluzioni progettuali e la velocizzazione dei percorsi. L’operazione gli è riuscita”.

 

E in Sicilia?

 

“Scontiamo bizantinismi burocratici e centinaia di passaggi che son utili solo a stare fermi”.

 

Redazione

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