C’è tanto da raccontare a San Berillo. Dalla storia dello sventramento del quartiere al destino dei suoi abitanti di spostarsi altrove, dagli antichi mestieri che tra le viuzze prendevano vita all’invasione artistica di giovani street artist che hanno portato colore e arte nella zona. Fino all’abbattimento di una delle porte murate del palazzo De Gaetani, tra via delle Finanze e via Pistone, destinato a diventare un centro di documentazione aperto alla città. Tanti momenti che in un anno sono stati seguiti e documentati da una ventina di ragazzi e ragazze catanesi all’interno del laboratorio di video-documentazione tenuto dalla regista Maria Arena. E che ha dato come frutto (e continuerà a darne con la seconda edizione) la pubblicazione di una web serie a puntate che verrà presentata in anteprima venerdì 27 gennaio alle 17 all’Archivio di Stato di via Vittorio Emanuele, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra Il sogno dei Sanberilloti.
«Le tematiche sono abbastanza dense – spiega
Andrea D’Urso, coordinatore del progetto Trame di quartiere – e toccano anche la questione dei trans e dell’accoglienza di senegalesi e migranti». Alle nove puntate – di circa dieci minuti ciascuna – pronte per essere presentate al pubblico catanese, infatti, se ne aggiungeranno di nuove. L’associazione Trame di quartiere, che ha come missione principale quella di portare innovazione culturale a San Berillo, ha aperto – proprio nei giorni scorsi – le iscrizioni per prendere parte al secondo anno del laboratorio. Destinato non solo ai tecnici del video, ma a chiunque voglia dare il proprio contributo e abbia voglia di sperimentarsi e mettersi in gioco.
«La forza del laboratorio – chiarisce D’Urso – sta proprio nella sua
interdisciplinarità e i video realizzati al suo interno avranno carattere storico, antropologico e urbanistico». Il nuovo gruppo – che sarà in azione tra febbraio e ottobre – riprenderà e approfondirà i punti più critici trattati l’anno scorso e rivolgerà la propria attenzione soprattutto agli archivi di documentazione sul quartiere, attraverso cui si cercherà di ricostruire meglio e più a fondo la storia di San Berillo e del palazzo De Gaetani. «Ma il campo resta aperto alla sperimentazione e agli stimoli esterni», aggiunge il coordinatore.
«Sicuramente verranno fuori altri temi nel corso del processo di conoscenza dei partecipanti e un focus speciale – svela in anteprima – sarà dedicato ai deportati al nuovo quartiere». C’è tempo
fino al 29 gennaio per intraprendere un percorso formativo a tutto tondo – 110 ore di linguaggio e ripresa e 70 di montaggio – durante il quale verranno fornite ai partecipanti le basi del linguaggio audiovisivo con particolare riferimento al genere documentaristico, così da poter aggiungere un nuovo e importante tassello all’interno dello spazio espositivo e di documentazione che ha sede nel quartiere stesso, proprio a palazzo De Gaetani.
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