Il governo regionale era lì, a un passo dal traguardo, stava per segnare un punto decisivo: una volta partita la discussione in Aula della riforma che sancisce il ritorno delle province sarebbe mancato solo il voto e uno dei baluardi della campagna elettorale sarebbe stato portato a casa con successo. Tutto era scritto: discussione oggi, voto domani. E se Roma impugna la norma, pazienza, l’importante è averla portata a casa e promessa mantenuta. E invece no. Al proverbiale ultimo centimetro la maggioranza – che continua a raccontarsi come coesa – inciampa e cade su una delle ormai consuete crepe al suo interno ed è subito bagarre, Aula sospesa e discussione rinviata.
E succede in modo plateale, con i deputati di Fratelli d’Italia che abbandonano i propri scranni in segno di protesta. E loro sono il gruppo più folto dell’Assemblea. Il perché è presto detto: i meloniani spingevano perché alla discussione sulle province, che si prevedeva lunga e impegnativa, si anteponesse nell’ordine del giorno il disegno di legge salva-ineleggibili, quello che consentirebbe a quattro deputati accusati di ineleggibilità – di cui tre di Fratelli d’Italia e uno di Sud chiama Nord – di evitare di attendere la rispettiva sentenza dopo il ricorso presentato e rimanere al loro posto in sala d’Ercole. La richiesta di inversione dell’ordine dei lavori è arrivata dal FdI Carlo Auteri, ma l’Aula ha detto di no. Una bocciatura indigesta per i patrioti, che hanno lasciato i lavori.
Tra gli accusati di ineleggibilità in attesa dell’esito del ricorso spicca il nome del presidente della commissione Bilancio Dario Daidone, che ha giocato un ruolo fondamentale nell’approvazione dell’ultima Finanziaria della Regione ed è stato accusato dal primo dei non eletti tra le fila di FdI, Carmelo Nicotra, di essere ancora membro del Cda di Irfis, una partecipata della Regione, al momento della candidatura. Destino simile per Giuseppe e Nicola Catania, sempre FdI e per Davide Maria Vasta, deputato di Sud chiama Nord. Sono mesi che si tenta di fare entrare una norma per regolarizzare la loro posizione, tramite emendamenti, cavilli, persino con un ordinamentale inserito nel collegato alla manovra finanziaria dello scorso anno. Alla fine si era scelto di procedere con ordine, con apposito disegno. Ma la strada sembra ancora tutta in salita e non si sa se domani si ripresenterà lo stesso problema o se nella notte si riuscirà a trovare un punto di mediazione. Certo è che di questa norma ormai parla tutta l’Italia. E spesso non bene.
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