Rita e la Sicilia che vuole cambiare davvero

Stanno per giungere al capolinea gli ultimi giorni di questa campagna elettorale per le regionali del 28 e 29 maggio in Sicilia. Mancano poche ore ormai per le nostre votazioni e per scoprire il verdetto definitivo del futuro presidente della nostra regione. Una campagna lunghissima per l’unica donna candidata come presidente della regione insieme a Totò Cuffaro e Nello Musumeci.

 

Un vero e proprio tour de force, in giro per l’Italia e per la Sicilia, durato ben sette mesi per Rita Borsellino, il cui cognome risuona nelle nostre menti e nei nostri ricordi come qualcosa di tragicamente noto. Proprio ieri in occasione dell’incontro con Rita, tenutosi a pochi passi dal Monastero dei Benedettini, in Piazza Dante a partire dalle 19.30, sono state ricordate le vittime della mafia: insieme a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Mordillo e gli uomini della scorta, il cui quattordicesimo anniversario ricorreva due giorni fa, anche Paolo Borsellino ucciso a distanza di pochi mesi, il 19 luglio del 1992, e il giovane Peppino Impastato ucciso il 9 maggio del 1978.

 

Oltre agli interventi di alcuni giovani studenti e lavoratori e alla partecipazione di Rita Borsellino, la piazza, con una modesta affluenza di persone, è stata vissuta come luogo d’incontro e di festa dei giovani contro la mafia. Prima della conclusione di questa serata alle 23 al Centro Culturale Zo in viale Africa, sul palco si sono avvicendati alcuni gruppi: la band tutta al femminile delle “Zero in condotta”, i “Rosso Fisso”, gli “Ska-gnozzi” col supporto di Peppe, cantante dei “Q-Beta”, e i “Drop”.

 

Proprio i giovani, visibilmente vicini alla Borsellino, hanno organizzato in questi mesi di campagna elettorale dei comitati per il “Rita-Express”, un treno in partenza da oggi che riporterà in Sicilia tanti nostri corregionali in vista di queste elezioni. Circa 40.000 studenti e lavoratori fuorisede in tutta Italia, da Trento a Napoli, si metteranno in viaggio per venire a votare con lo slogan di far vincere Rita “per restare qui in Sicilia e non emigrare”.

 

Due studenti e due lavoratori precari nei call center hanno dato la loro testimonianza. “Il lavoro è qualcosa che permette di migliorare la propria condizione sociale e contribuire al benessere della comunità – dice Stefania, una studentessa catanese -. In Sicilia però non è così purtroppo ed i giovani sono costretti a emigrare perché c’è qualcun altro che decide per il loro futuro. Il circuito di clientele a cui molti fanno capo non permette a gran parte di noi di poter stare qui, vicino a i propri cari e nella propria terra. Io voglio stare qui e l’unico modo per farlo è combattere insieme a tanti altri giovani contro la mafia che non ci permette di vivere e ha fatto diventare la nostra terra “serva” per i loro profitti. Non è un caso il ponte sullo stretto: ci sono molte persone che ne trarrebbero profitti, mentre invece ci sono delle priorità maggiori come le strade, le autostrade, le ferrovie, l’acqua, l’ambiente”. Uno dei lavoratori precari, che lamenta il clientelismo della destra, prosegue sottolineando di lottare uniti e affermando che “la solidarietà in Francia ha permesso di mettere in crisi un intero governo”.

 

Rita Borsellino, commossa per l’affetto e il sostegno della gente, vive da quattordici anni, da quando suo fratello è morto, a contatto con la gente per ascoltare i loro problemi e per dare voce alla rabbia di coloro che, privi della libertà, vivono situazioni di estremo disagio sociale. Al centro del suo discorso si trova infatti il valore e la dignità delle persone e la continua negazione dei diritti. “I confronti ci hanno abituato ai numeri e alle bugie. Quando si dice che sono stati creati tanti posti di lavoro e che il problema dei precari è quasi completamente risolto è una menzogna. Non si fa altro che parlare di numeri che per me non esprimono nulla, perché voi non siete dei numeri, ma siete delle persone. Sono le persone che contano. Io vorrei che le cose che hanno appena detto questi nostri amici e che tanti di voi potrebbero dire, le diceste con forza. Se ci fosse anche una sola persona che non trova lavoro o che viene mortificata da un lavoro che è una schiavitù perché non permette di costruire un futuro non saremmo liberi. Fino a quando non si farà tutto il possibile per restituire dignità, nel lavoro e nelle famiglie, e il diritto ad un ambiente sano da sempre regolarmente negato e violentato dall’abusivismo, dalle discariche e dai megainceneritori, ci sarà la negazione dei diritti delle persone. Fino a quando tutto questo accadrà e verrà presentato e trasformato abilmente dalle parole e dalla menzogne, noi non saremo liberi”.

 

 

 

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Valeria Arlotta

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