#RisorgiamoItalia, il 28 si accendono le vetrine dei locali «No a modalità che ci consegnano a un fallimento sicuro»

Domani sera, dalle 21 in poi, le insegne e le luci di locali e attività di Palermo torneranno ad accendersi e a illuminare le vetrine. Dopo due mesi di saracinesche abbassate, adesso da sud a nord si sente l’esigenza forte di dare un segnale di speranza condivisa, ma non solo. Una manifestazione di rilievo nazionale del comparto Ho.Re.Ca per sensibilizzare l’opinione pubblica verso la grave crisi che ha investito il settore intero. Scisso tra grandi aspettative e terribili presagi. «Torniamo a illuminare le strade ed i vicoli delle nostre città con l’energia positiva sprigionata dai nostri locali – spiegano gli organizzatori -. Vogliamo esprimere con un gesto simbolico la nostra volontà di tornare in piena attività. Produrre, generare occupazione e regalare emozioni sono la nostre vocazioni, assicurare un contributo produttivo al sistema Paese, la nostra missione».

Dalle vetrine di ogni locale sarà visibile un cartello con il messaggio di unione ed esortazione scelto per l’iniziativa: #risorgiamoitalia. «Ognuno manifesterà la propria protesta con foto, video messaggi e atti dimostrativi al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica alle ragioni della nostra causa comune. Il nostro rammarico è che tutto ciò potrebbe accadere per l’ultima volta», spiegano. Protesta per le decisioni che hanno riguardato la categoria, per le misure adottate, per l’ulteriore mese di stop cui dovranno andare incontro nell’attesa di giugno. «Esprimiamo un secco rifiuto ad una modalità di apertura che ci consegni a fallimento sicuro – aggiungono -. Le nostre attività sono state chiuse per decreto, i ricavi sono stati azzerati, siamo stati privati del nostro lavoro e delle libertà. Consapevoli del dramma sanitario che si stava abbattendo sull’intero Paese, abbiamo accettato questi enormi sacrifici di buon grado».

Da qui l’idea di tornare a illuminare, anche se per una sera soltanto, vetrine e insegne: «Con una sola voce vogliamo manifestare in migliaia la delusione di chi è stato lasciato solo con le proprie spese, i dipendenti, gli impegni economici pregressi e le incertezze future. A fronte della nostra grande disponibilità, l’azione del governo fino ad oggi si è dimostrata tardiva ed insufficiente. Ci è stata promessa liquidità e non ci sono arrivate neanche le dovute garanzie – dicono -. Quando si parla di fase due o fase tre, vengono contemplati parametri insostenibili, distanze incolmabili con una riduzione del 70% dei coperti disponibili e tutte le responsabilità a carico dei gestori. Aprire con il 30-40% dei ricavi e il 100% dei costi con ulteriori responsabilità penali a carico. Per i locali di pubblico spettacolo la data della riapertura non è nemmeno all’orizzonte. Questo è un gioco al massacro cui non vogliamo partecipare. Senza le dovute garanzie non riapriremo». Mercoledì 29 avverrà, a tal proposito, la consegna simbolica delle chiavi di ogni singola attività ai sindaci di ogni Comune, da quello di Palermo e provincia fino al nord, «chiedendo di rovesciarle sui tavoli del Governo».

«Con tanta positiva speranza attendevamo tutti la conferenza stampa del premier Conte e quando finalmente ieri sera si è palesato, tristemente ci siamo resi conto che stava consegnando a sicuro fallimento tutto il settore Horeca», ribadisce con amarezza anche Nello Occhipinti, che insieme alla moglie Daniela Assennato gestisce il ristorante gourmet a chilometro zero a piazza Leoni Verdechiaro. «Quattro mesi di chiusura per le nostre attività sono impossibili da sostenere e questa finta e ipocrita apertura verso l’asporto ci ha fatto rendere conto definitivamente i due cose: che la nostra di certo non è una Repubblica parlamentare – osserva Occhipinti – e che per il premier gli imprenditori italiani, piccoli medi o grandi che siano, sono tutti degli imbecilli. Perché mettere in moto un’attività di ristorazione costa mediamente, a ranghi ristrettissimi, almeno 4-5mila euro al mese, già dal momento che alzi la saracinesca, e pensare di poter sostenere queste spese con un asporto finto non è neanche pensabile, perché il cliente deve prima prenotare quello che desidera acquistare e non può consumarlo neanche davanti il locale».

«Inoltre – prosegue – mi chiedo perché un potenziale avventore dovrebbe acquistare presso il ristorante quando tutti i panifici e tutti i supermercati, vedi ad esempio Prezzemolo e Vitale, si sono da tempo organizzati a gastronomia e pasticcerie anche con finto delivery, ma che in sostanza è un asporto, a prezzi chiaramente molto più convenienti. Per cui aprire per noi sarebbe un suicidio». Tante le considerazioni che hanno fatto emergere, già da tempo, l’esigenza di un’iniziativa come quella di domani. Che si spera possa raggiungere più persone possibile. Per questo la manifestazione sarà documentata in diretta  attraverso il gruppo Facebook Movimento Imprese Ospitalità e gestita grazie a una regia mobile che coordinerà gli interventi in diretta da ogni capo della nazione. Le dirette saranno gestite attraverso video-call su Skype e Whatsapp e altre applicazioni, mentre un presentatore/presentatrice farà da collante alla trasmissione. 

Mentre il Movimento Imprese Ospitalità, dal canto suo, ha già stilato un documento con le richieste ufficiali della categoria. In vista di uno scenario che si teme possa solo diventare, col tempo, più drammatico ancora. Una sorta di manifesto articolato in 16 punti. Al primo posto, tra le proposte ritenuti necessarie, c’è quella del prestito garantito: garanzia dello Stato e delle Federazioni del settore al 100% sugli affidamenti per il settore della ristorazione. Estensione al 100% della garanzia pubblica sugli affidamenti e finanziamenti alle PMI attraverso i fondi di garanzia e i confidi ovvero tramite una garanzia regionale. Ciò al fine di proteggere gli istituti di credito e non fermare l’erogazione verso le imprese di nuovo credito per sostenere la liquidità. Altro punto focale è quello che riguarda l’annullamento e/o riduzione delle imposte per tutte le imprese e persone fisiche che subiranno una perdita nel bilancio aziendale o del reddito personale pari o superiore al 30%. Si continua con i pagamenti della pubblica amministrazione, la sospensione della segnalazione in centrale rischi e nei sic delle PMI, sospensione Durc, proseguendo fino alla revisione delle tariffe dei tributi locali e delle accise sul costo dell’energia, e alla detassazione e decontribuzione della tredicesima e quattordicesima mensilità.

Silvia Buffa

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