«Non esiste al momento alcuna proposta di legge che punti alla modifica del sistema sanitario regionale attualmente vigente». Parole rilasciate all’Ansa dall’assessora alla Salute Giovanna Volo in risposta alle voci su una rimodulazione della riforma della Sanità vigente in Sicilia, che andrebbe a ridisegnare i ruoli delle Asp e degli ospedali, con la nascita di sei nuove aziende. Un documento, quello che Volo chiama «mera ipotesi di studio» che esiste, è stato scritto, non si sa quanto possa prendere realmente corpo a livello normativo nel futuro, ma ha delle chiare, chiarissime motivazioni politiche, al di là delle belle parole sul rilancio delle strutture ospedaliere di provincia e più in generale il servizio reso ai pazienti.
Volo sostiene che giunta e presidente della Regione fossero all’oscuro del contenuto del documento. Possibile. Ma quello che, invece, i vertici dei partiti che governano la Sicilia sanno benissimo è che sulle nomine della Sanità, previste per questo mese, tutto c’è tranne che – neanche a dirlo – un accordo. Tant’è che si ventila addirittura di un possibile slittamento al 31 dicembre. Con la riformina ufficiosa, di cui si è appreso nei giorni scorsi, che dà più responsabilità ai grandi ospedali, rendendoli capofila di accorpamenti che comprendono le strutture minori, sottratte così alle Asp, tuttavia, le poltrone di responsabilità passerebbero da 18 a 24. Un incremento che renderebbe senza dubbio la vita più facile a una maggioranza che ha dimostrato in tante occasioni tutta la sua fragilità quando si tratta di ripartizioni.
E dire che nel 2009, quando l’attuale riforma della Sanità è stata varata, le aziende sanitarie provinciali furono ridotte nelle more di un piano di rientro che vedeva nei tagli una possibile cura per la situazione delle casse della Regione, che pure ora non godono di eccezionale salute. Insomma, una «mera ipotesi di studio» che tanto ricorda la riforma delle province su cui molto conta Renato Schifani. E, anche in questo caso, i dubbi a riguardo sono gli stessi.
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