«Non sarà uno sgombero a fermarci. L’impegno intrapreso dal collettivo Aleph e da quanti vorranno sostenerlo parte proprio da qua. Continueremo ad incontrarci e a seguire la linea di denuncia degli sprechi dell’Università, ma non solo. Sono tanti i beni pubblici abbandonati a Catania», dice una studentessa (che vuole restare anonima) tra i promotori dell’occupazione della residenza universitaria di via Carrata, sgomberata dall’Università – appena ventiquattro ore dopo l’ingresso dei ragazzi – ieri pomeriggio.
«L’edificio non è agibile, quindi non possiamo permettere che voi restiate qua». Sarebbe questa la motivazione addetta dall’ingegnere dell’Ufficio tecnico Mario Cullurà ai ragazzi del collettivo Aleph, alla presenza del direttore amministrativo Lucio Maggio (non insensibile alla questione sicurezza all’interno dell’Ateneo, come i lettori che ci seguono da tempo ricorderanno). La residenza Scuderi – ribattezzata dagli occupanti Centro sociale occupato autogestito Ziqqurat – è però ristrutturata e arredata di tutto punto, come mostrano le immagini del video pubblicato da Ctzen. Armadi, sedie e tavoli nuovi di zecca. Ma anche servizi igenici, l’impianto elettrico, il riscaldamento e persino un televisore a schermo piatto in quella che sarebbe dovuta essere l’aula studio degli studenti. Uno spreco, come denunciato qualche settimana fa dal Movimento studentesco di Catania che parla di 6 milioni di euro spesi per ristrutturare l’edificio, la residenza di via Etnea e quella di via Oberdan, l’unica attualmente aperta. Perché spendere tanti soldi per ristrutturare degli immobili con problemi strutturali e quindi inagibili? Questo è quanto domandano gli studenti. Al Movimento studentesco, però, da parte dell’Ateneo non è mai arrivata risposta.
Ecco perché i promotori dell’occupazione non hanno alcuna intenzione di fermarsi. «Abbiamo voluto metterci in gioco e fare quello che andava fatto. Riprenderci uno spazio che ci è stato negato ma che appartiene a noi studenti». Un’assemblea partecipata, nonostante il freddo pungente e la pioggia, si è svolta ieri sera in via Oberdan, davanti all’edificio sgomberato. E ha messo in evidenza un dato di fatto. Dopo l’occupazione e il repentino sgombero della residenza universitaria, molti altri gruppi attivi in città sul fronte della riappropriazione dei beni pubblici abbandonati – Movimento studentesco, Cpo Experia, Arci, Teatro Coppola, Officina Rebelde – si sono mostrati solidali all’iniziativa del neonato collettivo studentesco. Nonostante i progetti dei ragazzi sulle possibili attività da fare sfruttando lo spazio Ziqqurat siano per il momento andati in fumo, «l’attenzione sugli spazi abbandonati in città si è riaccesa e questo sgombero potrebbe essere l’inizio di una collaborazione tra le diverse realtà sensibili al tema, che fino ad ora hanno lavorato separate», commenta un occupante.
D’altronde il nome del collettivo parla da sè. «LAleph?è considerato da molti critici un punto di partenza. Il luogo che contiene tutti i punti, il luogo nel quale si trovano senza confondersi tutti i luoghi della terra visti da ogni angolazione», spiegano i ragazzi. Ed è quello che si propongono di fare, partendo dalle realtà a loro vicine.
Un’occasione per fare rete e guardare a tutti quei beni dimenticati a Catania. E lavorare affinché vengano rivalutati, insieme e per tutti. E’ stata questa, infatti, la conclusione dell’assemblea. E il punto di discussione del prossimo appuntamento, fissato per martedì 10 gennaio nei locali dell’Officina Rebelde.
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