Requisite le mascherine? «Di sicuro non le nostre» Il caso Garibaldi e la lettera inviata dalla farmacia

«Le nostre mascherine requisite dalla protezione civile? Ma che sta dicendo?». Quando Giuseppe Favara, titolare della Feelgreen group, risponde al telefono non crede alle sue orecchie. Non sapeva che, da ieri, gira la notizia che le mascherine che la sua azienda avrebbe dovuto fornire all’ospedale Garibaldi di Catania sarebbero state requisite dalla protezione civile nazionale. Tutto per via di una lettera che sarebbe partita dalla farmacia del presidio sanitario cittadino, come riportato stamattina dai quotidiani La Sicilia e Repubblica. «Non è possibile che le nostre mascherine siano state requisite – spiega Favara – Anche perché non sono ancora arrivate dalla Cina».

Secondo quanto riferito dall’imprenditore (non l’unico a cui il nosocomio cittadino si sarebbe rivolto), l’accordo con il Garibaldi sarebbe stato stipulato il 18 marzo e avrebbe previsto la consegna della merce entro sette giorni: 9.300 mascherine ffp3 (cioè quelle dotate di filtro più avanzato) e 13.300 mascherine chirurgiche. «Non posso parlare per l’altra azienda, magari a loro è capitato, ma io devo precisare che i nostri dispositivi non sono stati sequestrati. Noi lavoriamo anche per la protezione civile regionale – spiega Favara – e a loro dovremo consegnare un carico nei prossimi giorni, ma non c’entra nulla con la fornitura per l’ospedale Garibaldi. Per la quale, peraltro, la scadenza non è ancora arrivata».

Secondo la ricostruzione dei quotidiani, nella missiva della farmacia ospedaliera del Garibaldi si sottolineerebbe l’impossibilità di consegnare mascherine ffp2 e ffp3 al personale poiché quelle ordinate a due imprese sarebbero state requisite dalla protezione civile nazionale. Una facoltà, del resto, che è loro concessa per via delle nuove disposizioni del governo. «Il nostro materiale arriva dalla Cina e non è ancora stato spedito verso l’Italia. Abbiamo ottenuto due date di invio: il 24 e il 28 marzo. Perché arrivino qui da noi servirà il tempo del volo cargo che le porterà da noi – continua Favara – Peraltro, anche in Cina comincia a esserci qualche problema. Ieri un’azienda mi ha comunicato, per esempio, che sono finiti i filtri. Ma è un’azienda, in Cina i produttori sono centinaia». La catena di produzione, insomma, è complessa e in questo momento sta moltiplicando esponenzialmente la sua attività.

«Ieri ho ricevuto una email dal Garibaldi, con la quale mi si diceva che avevano appreso, per le vie brevi, che non potevamo consegnare la merce. Stanotte ho avuto una conference call con il fornitore e a ora di pranzo ho informato la farmacia del Garibaldi delle tempistiche certe. Non so davvero da dove sia venuta fuori la storia della protezione civile». Con la quale lui pure lavora. «Abbiamo in corso, con la protezione civile di Palermo, un ordine piuttosto consistente – conferma l’imprenditore – Ma questo non interferisce con quanto ordinato dall’ospedale Garibaldi. Noi, tra l’altro, stiamo seguendo una strada molto semplice: stiamo tentando di approvvigionare il più possibile il materiale, sperando che serva nei prossimi anni anziché nei prossimi giorni».

Sebbene, almeno per il caso di Feelgreen group, sembra che non siano intervenute cause di forza maggiore o requisizioni da parte delle autorità nazionali, per gli operatori dell’ospedale Garibaldi poco cambia: 22.600 mascherine, per lo più chirurgiche, arriveranno salvo imprevisti la prossima settimana. Prima di allora, però, il personale continuerà a lavorare con grandi difficoltà. Tra i corridoi dei reparti in prima linea contro il coronavirus, l’allarme è univoco: «Ci stanno mandando in battaglia senza armi. Siamo allo sbaraglio». Il timore, più che per gli altri reparti, è per Malattie infettive e Terapia intensiva. Cioè medici, infermieri e operatori che lavorano a diretto contatto con il virus e che temono di trovarsi a farlo senza alcuna protezione

Luisa Santangelo

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