Dopo quasi sei mesi di ‘attesa’, come abbiamo raccontato ieri, il governo regionale ha scoperto che, adesso, di tempo, per approvare il bilancio e la finanziaria, ne è rimasto poco. Da qui la ‘fretta’ per recuperare il tempo perduto. Ieri sera, in commissione Finanze, idee e documenti, sul tavolo non ce n’erano tanti. Così, per cominciare a raccontare ai nostri lettori come procedono i lavori per l’approvazione della manovra economica a Sala d’Ercole, proviamo ad esaminare alcuni passaggi della Relazione che, ogni anno, il ‘Servizio Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana mette a disposizione del mondo della politica e, in generale, dei cittadini.
Da questa relazione, che non è vincolata ad obiettivi politici di parte, ma alla sola ‘oggettività’ dei ‘numeri’, si mettono a fuoco, ogni anno, i veri problemi del bilancio. Indicando, anche, ovviamente là dove è possibile, le soluzioni. E, quel che è importante – per esempio per le categorie produttive della nostra Regione – chiedendo al governo ‘chiarimenti’ là dove i passaggi dei documenti finanziari presentati dal governo non dovessero risultare sufficientemente chiari, soprattutto sul fronte del reperimento delle risorse finanziarie.
La finta ‘valorizzazione’ dei beni immobili
“Come rilevato in precedenza – leggiamo nella Relazione – la manovra, sia con le previsioni del bilancio a legislazione vigente che attraverso le norme in finanziaria, attribuisce un rilevante ruolo alle entrate derivanti dalla valorizzazione dei beni immobili”. Qui entriamo subito in un capitolo che, ormai da quasi un decennio, è uno degli argomenti più controversi dei conti economici regionali. In pratica, in assenza di risorse finanziarie, i vari governi che si sono succeduti in questi anni si inventano fantasiose “valorizzazioni’ del patrimonio immobiliare della Regione, mettendo in entrata soldi che non si materializzeranno mai. Insomma: siamo davanti alla prima entrata falsa del bilancio della Regione siciliana. Un artifizio contabile da Azzeccagarbugli che avrebbe meritato maggiore attenzione da parte dell’Ufficio del commissario dello Stato per la Regione siciliana e della Corte dei Conti.
Nel disegno di legge predisposto dal governo per lesercizio 2012 si prevedono entrate per circa 200 milioni di euro “derivanti – leggiamo nella Relazione del Servizio Bilancio dell’Ars – da interventi di valorizzazione del patrimonio regionale. In ordine a tali entrate – si osserva ancora nella Relazione – nonostante il decremento rispetto alle previsioni del precedente esercizio, appare utile acquisire chiarimenti dal governo in ordine allappostazione contabile, che sembra sovrastimata”. In pratica, l’anno passato il governo ha previsto entrate per 400 milioni di euro circa che nessuno ha mai visto. Quest’anno, come dire?, il governo fa uno ‘sconto’ del 50 per cento sul ‘nulla’, prevedendo entrate per circa 200 milioni di euro che, tecnicamente, non esistono. Va comunque detto che questa ‘bozza’ di manovra è stata redatta quando il ruolo di Ragioniere generale della Regione era ricoperto da Enzo Emanuele. Mentre adesso, con l’arrivo del nuovo Regioniere generale, Biagio Bossone, è probabile che questa falsa appostazione di bilancio venga – com’è giusto che sia – ‘cassata’.
Il fondo per le autonomie locali
Per i Comuni siciliani lo scenario non sembra dei migliori. “La relazione tecnica – leggiamo nel documento del Servizio Bilancio dell’Ars – evidenzia che il bilancio a legislazione vigente contabilizza nel fondo, per il 2012, esclusivamente il saldo relativo allassegnazione per lanno 2011, pari a 146.250 milioni di euro, rinviando alla finanziaria la quantificazione della definitiva assegnazione per un ammontare pari a quello del corrente anno”. In pratica, in ‘cassa’ per i Comuni, rispetto ai 600 milioni di euro circa dell’anno passato, ci sono solo 146 milioni di euro circa. “Conseguentemente – leggiamo ancora nella relazione – larticolo 45 della finanziaria prevede, per il 2012, trasferimenti pari a 750 milioni di euro in favore dei Comuni (di cui 200 milioni di euro destinati a spese di investimento) e pari a 45 milioni di euro in favore delle Province (di cui 20 milioni di euro destinati ad investimenti); ciò in attesa che siano adottati i provvedimenti attuativi del cosiddetto federalismo fiscale”.
Formazione professionale
Questa parte della relazione del Servizio Bilancio dell’Ars, che apparentemente sembra superata dagli eventi – ovvero dalla presentazione alla stampa dell’Avviso 20 da parte del governo – è, in realtà, piuttosto attuale. Il governo regionale, com’è noto, considera “rivoluzionario” l’avere finanziato tutta la formazione professionale con i fondi europei. Ma, come notava ieri sul nostro giornale l’avvocato Francesco Menallo, esponente del Movimento Cinque stelle, i fondi regionali, per definizione, sono “additivi”: debbono, cioè, sommarsi agli interventi finanziari delle Regioni e non sostituirsi completamente ad essi, come sta provando a fare – non sappiamo ancora con quanta ‘fortuna’ – il governo regionale.
Tra l’altro, la spesa dei fondi europei per la formazione è vincolata a regole precise che la Regione siciliana, negli ultimi anni, ha ignorato. Con i fondi europei destinati alla formazione non si possono pagare le ferie, le assenze, le malattie, lo straordinario e via continuando. Tutte cose che la Regione siciliana ha consentito agli enti di fare. Tant’è ero che c’è, da parte di Bruxelles, una procedura aperta nei riguardi della Regione sulla quale viene osservato – da parte del governo regionale – il silenzio assoluto. Si tratta di un’infrazione che, tra qualche anno, potrebbe costare alla Regione la restituzione di ingenti somme all’Unine Europea. Non a caso, nell’Avviso 20 è stato inserito il cosiddetto “costo standard”. Un tentativo, in verità un po’ maldestro, per aggirare la normativa comunitaria e consentire, così, agli enti di formazione riconducibili alla politica e alle organizzazioni sindacali (ricordiamo che circa l’80 per cento dei 186 milioni di euro dell’Avviso 20 è stato assegnato a enti di formazione riconducibili a politici e a organizzazioni sindacali della Sicilia) di utilizzare in modo improprio i fondi europei.
“Il bilancio a legislazione vigente – scrivono i tecnici del Servizio Bilancio dell’Ars – non stanzia alcuna risorsa per il 2012 sul capitolo 717910 relativo al finanziamento dei corsi di formazione ed addestramento professionale. La scelta è ribadita nella legge finanziaria, che non prevede alcuna dotazione per il medesimo capitolo allinterno della tabella G. La relazione tecnica, in sede di commento al bilancio a legislazione vigente, indica che nessuno stanziamento si è potuto prevedere per lanno 2012 da destinare al finanziamento dei corsi di formazione e di addestramento professionale. Nulla viene invece indicato nella parte riguardante la descrizione della finanziaria”. Dopo l’introduzione, la ‘staffilata’, che si configura come una vera e propria ‘sberla’ all’attuale esecutivo regionale: “Appare, pertanto, necessario che il governo chiarisca le modalità di finanziamento del settore ed, in particolare, se sia possibile, anche dal punto di vista amministrativo, consentire lavvio dei corsi e procedere al relativo finanziamento attingendo esclusivamente alle risorse del Fse (Fondo sociale europeo)”.
Poi, sempre a proposito della formazione professionale, c’è il passaggio sulla legge regionale n. 24 del 1976, che non è stata abrogata. “Confermando le considerazioni formulate da questo Servizio nel documento n. 25/2010 – si legge sempre nella Relazione del Servizio Bilancio dell’Ars – appare necessario valutare la compatibilità di un utilizzo di risorse comunitarie con le previsioni della legge regionale n. 24/1976, che individua una serie di criteri per la scelta degli enti di formazione cui concedere i contributi regionali. Occorre, infine, osservare che il relativo capitolo (cap. 717917), che nel bilancio 2010 recava risorse per 42 milioni di euro, nel disegno di legge n. 801 risulta indicato per memoria e non è rinvenibile alcun capitolo con analoga finalità per lanno 2012”.
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