«Ho la partita Iva e ho ottenuto il reddito di cittadinanza, mi dicono che devo fare il Patto di Servizio». Si presenta così un neo beneficiario al centro per l’impiego di Catania. «Non si fanno Patti di servizio ai titolari di Partita Iva, si passa direttamente al Patto di lavoro, sono due cose diverse», spiega pazientemente un addetto. «Allora mi chiamerete voi? E quando?», replica l’interessato. «Non si sa».
Già, perché ultimata la prima fase della grande operazione voluta dal Movimento 5 stelle e consegnate le prime card con i soldi (in Sicilia circa 97mila richieste sono state accettate), il resto adesso è ancora tutto da mettere in atto. Quello che sembra certo è che almeno fino a giugno nessuno busserà alla porta dei beneficiari del reddito, perché il sistema che dovrebbe garantire le proposte di lavoro ancora non c’è. Così come non sono state definite le linee guida per stilare il Patto di lavoro, cioè quel documento in cui viene delineato il profilo della persona: le sue competenze e le sue esperienze, in modo da indirizzare poi le proposte lavorative. Ma ancora non è chiaro cosa deve essere inserito esattamente nel Patto a cui dovrebbero lavorare i centri per l’impiego, affiancati dalle nuove figure dei navigator. Si aspetta che i criteri vengano definiti in sede di conferenza Stato-Regioni. In realtà al centro per l’impiego di Catania non è arrivata neanche la comunicazione formale dell’Inps con i nominativi di chi ha già ricevuto il reddito. Resta quindi al momento lontana la fase in cui i beneficiari verranno convocati per le proposte di lavoro.
Sono aperte invece le candidature per il primo concorso per navigator, la figura che servirà a fare da ponte tra Cpi e beneficiari del reddito. La Sicilia è la prima Regione per domande: finora 2.477 sulle 16mila di tutta Italia. E c’è ancora tempo fino all’8 maggio. Con questo primo concorso nazionale gestito da Anpal verranno selezionati tremila navigator, di cui 429 destinati alla Sicilia, così ripartiti: 129 a Palermo, 100 a Catania, 45 a Messina, 35 ad Agrigento e Trapani, 31 a Siracusa, 24 a Caltanissetta, 21 a Ragusa e 13 a Enna. Ma non tutti quelli che hanno fatto domanda arriveranno ad affrontare la prova di selezione, perché il ministero ha messo un tetto: non si deve andare oltre il rapporto di 1 a 20 tra posizioni ricercate e candidature pervenute su base provinciale. A Catania, ad esempio non potranno esserci più di duemila candidati. In totale nell’isola non si potrà andare oltre gli 8.500. Corsia preferenziale saranno il miglior voto di laurea e, in caso di ulteriore parità, sarà prefertito il candidato più giovane. Così nei gruppi nati ad hoc per confrontarsi in vista del concorso fioccano le polemiche sui criteri e sulla varietà di lauree che danno diritto a partecipare (oltre alle classiche giurisprudenza, economia, sociologia ci sono anche pedagogia, psicologia, scienze dell’educazione e altre).
Il requisito della laurea taglia al momento fuori molti dei 1.700 ex sportellisti, personale che ha lavorato per anni nelle politiche attive del lavoro, nel periodo in cui la Regione affidò a privati alcuni servizi propri degli uffici di collocamento, e che confidava in questo bando. Ma per una parte di loro resta il concorso che dovrà indire la Regione per il potenziamento dei centri per l’impiego. «Gli uffici stanno lavorando per la pubblicazione di due ulteriori concorsi – spiega a MeridioNews l’assessore regionale al Lavoro Antonio Scavone – ci sono 111 posti derivanti da risorse del Jobs Act e per quelli servirà come requisito ancora la laurea. E poi ci sono altri 327 posti coperti dall’ultima finanziaria nazionale per i quali non servirà la laurea. La scorsa settimana – continua – io e l’assessore Lagalla siamo stati a Roma, al ministero, e abbiamo avanzato alcune proposte per aprire una possibilità agli ex sportellisti, una è sicuramente quella di dare un punteggio alla storia curriculare dei candidati».
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