Raffaele Lombardo e la vita privata Dalla campagna ai social network

Non ha mai nascosto il suo legame con la campagna, nato da una tradizione di famiglia iniziata nelle distese di terreno a due passi da Grammichele. Nella sua intervista a MeridioNews, Raffaele Lombardo parla non solo di politica vicende giudiziarie ma anche della sua passione per l’azienda agricola di Ramacca. Tra le foto che affollano la libreria del suo studio c’è anche quella che lo ritrae in compagnia di due cavalli. E poi alberi, fave e galline ma anche il mondo dei social network di «cui mi insegnano qualcosa tra un processo e l’altro». In mezzo c’è pure un consiglio per il premier Matteo Renzi, sempre a proposito di agricoltura: «Tolga l’Imu agricola sui terreni».

A cosa si sta dedicando in questo periodo? Si sa che ha una passione per la sua azienda agricola di Ramacca.
«La mia è una famiglia di agricoltori e di coltivatori diretti, non siamo feudatari. Sia mio padre che io abbiamo sempre avuto un agrumeto, che dalle mie parti è una cultura che ha arricchito tanta gente, mentre oggi tutta l’agricoltura è in crisi. A un certo punto nel mio agrumeto è arrivata la tristezza e abbiamo dovuto estirparne una parte, così quest’anno sto coltivando fave biologiche. Ma la cosa bella della campagna, quando la si vive, è anche allevarci gli animali: dai polli ai conigli; l’altro giorno mi hanno regalato quattro tacchini, ancora piccoli; e ho anche una trentina di galline. A tutti do solo il grano o le fave che produciamo noi stessi. Poi ho i cani, due femmine di cirneco e un maschio, e spero che si possa dare alla luce qualche cirneco che forse regalerò, ma qualcuno spero anche di poterlo vendere. Credo che avrò un’asina, femmina. Insomma, una fattoria».

In campagna vado due o tre volte a settimana ma dormo sempre a casa. Mai a Palermo, me ne guardo bene

E i cavalli? C’è anche una foto alle sue spalle.
«Non più. Avevo una cavalla e l’ho regalata alla persona che lavorava da me, che ha dei figli abbastanza giovani che possono innanzitutto lavorarci. Perché i cavalli non possono essere lasciati a se stessi, altrimenti diventano irrequieti e non li si può montare se non a rischio di rompersi l’osso del collo. Se troverò un cavallo di razza tale da poterlo montare senza difficoltà, lo prenderò, perché girare a cavallo in campagna è una cosa molto bella. Ma per ora niente cavalli».

Un Lombardo bucolico…
«Preferirei agricoltore. In campagna vado due o tre volte a settimana ma dormo sempre a casa, salvo quando vado a Roma. A Palermo non ci dormo mai; piuttosto, anche se devo essere lì due giorni di fila, faccio avanti e indietro da Catania. Mi piacerebbe però fare al contrario: dormire in campagna e venire in città qualche volta a settimana. Lo farei per mia moglie perché, siccome siamo stati abituati a vivere lontani, adesso avermi sempre qui, a mettere il naso nelle cose di casa, le rende la vita impossibile. Sono insopportabile e la mia lontananza la salverebbe da qualche attacco d’ira o dalla stanchezza» (ride).

Ultimamente si sta interessando al mondo dei social, anche e soprattutto come difesa pubblica dai suoi processi, ed è stato incoronato sul podio come catanese più citato in rete. È autodidatta o sta prendendo lezioni?
«Sono i miei amici e qualche mio collaboratore che mi infilano in tutti questi social network che io conosco poco per la verità. Ma mi sto addestrando; mi insegnano qualcosa tra un processo e l’altro, tra un coniglio e un cane cirneco. Imparo quello che mi può servire, perché nel mio blog ho intenzione di dire le mie cose…». 

Vuole dire soltanto la sua oppure ha intenzione di dialogare con gli utenti?
«Non c’è dubbio che io i pareri, i consigli, gli insulti, le approvazioni… Anzi, gli insulti no, perché non è corretto, non è cortese, io non lo faccio nei confronti di nessuno; se qualcuno la pensa in maniera diversa da me, non è obbligato a leggere il mio blog. Io mi occuperò dei processi, ma anche delle mie esperienze e soprattutto della Sicilia. Perché io sono uno che, quando va all’estero, dopo tre o quattro giorni si sente male e deve tornare a casa; sono ancorato alla Sicilia, forse per questo amore nei confronti della terra. Quindi raccontare una cosa che ho scoperto, come un ristorante o un museo, oppure un monumento o un libro di un siciliano, è una cosa che mi esalta parecchio».

Dario De Luca

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