La proroga per la Dusty è in vista, anche se nessuno lo ammette pubblicamente. Così a Catania, almeno dal punto di vista dei tempi tecnici, è tutto cambiato ed è rimasto tutto com’era. A distanza di due anni dalla prima gara ponte che avrebbe dovuto traghettare dolcemente Palazzo degli elefanti verso una gestione dei rifiuti efficiente, soddisfacente e duratura, la gara settennale continua a essere un miraggio e le proroghe del servizio sembrano essere l’unico modo per andare avanti. Il secondo mini-bando preparato dal Comune (dopo quello che per oltre un anno ha consegnato la spazzatura catanese al raggruppamento d’imprese Senesi-Ecocar) è stato vinto ad agosto dall’impresa catanese Dusty (che si avvale dell’aiuto della lombarda Energetikambiente). I 130 giorni di durata del contratto scadranno alla fine di gennaio 2019, cioè tra poco più di un mese, e di gare da centinaia di milioni di euro come quella del capoluogo etneo ancora non c’è traccia. Basterebbe questo per affermare la necessità di una proroga, ma c’è di più: la Srr (società di regolamentazione dei rifiuti) e il Comune di Catania stanno rivedendo, ciascuno per la sua parte, il piano d’ambito e il piano di intervento. «Per finire ci vorranno un paio di mesi», dichiara Biagio Bisignani, presidente della Srr e dirigente comunale.
Affinché il percorso sia chiaro, bisogna fare un passo indietro: le Srr sono le strutture sovracomunali che si occupano di vigilare affinché le procedure immaginate dalla amministrazioni locali siano regolari e rispondano a obiettivi generali sull’igiene urbana. Il documento con il quale si stabiliscono le linee guida per i Comuni si chiama «piano d’ambito» e contiene gli ideali di pulizia cittadina ai quali tendere. L’attuazione dei desideri della Srr passa attraverso un secondo documento, il «piano d’intervento», che invece è di competenza comunale. Quello che è stato usato come punto di riferimento della gara ponte vinta da Dusty è stato studiato, emendato e approvato dal Consiglio comunale a giugno 2016. «Non si possono fare gare d’appalto adeguate se i piani sui quali si devono basare sono ormai obsoleti», spiega Bisignani, convocato in commissione Ecologia a Palazzo degli elefanti. Ed è in quella sede che si apprende che sia il piano d’ambito sia il piano d’intervento, quindi, devono subire delle modifiche. Una su tutte, giusto per fare un esempio: la città non dovrebbe essere divisa per circoscrizioni elettorali, ma per aree urbane omogenee. Ciascuna delle quali con metodi di raccolta della spazzatura diversi.
In altri termini: basta con l’idea che il sistema dei rifiuti porta a porta sia l’unica cosa possibile per alzare i livelli di raccolta differenziata (che a Catania mantengono percentuali imbarazzanti, nonostante un accenno di miglioramento). «Anche perché il porta a porta ha costi enormi e senza adeguate risposte dai cittadini serve più alle imprese che alla città». Le idee sul piatto sono ancora in fase di valutazione. Tra le ipotesi spuntano anche il modello svedese e i sacchetti con lettore ottico, con impianti in grado di dividere i rifiuti automaticamente. Fantascienza per la Sicilia. «Stiamo studiando tutte le opzioni», continua Bisignani. Ci vuole il tempo che ci vuole, insomma. Dopo la revisione del piano d’ambito e del piano d’intervento, preparare la gara d’appalto sarà, sostiene il dirigente, un gioco da ragazzi. Ma se si rifà il piano d’intervento bisogna passare di nuovo dal Consiglio comunale, con una nuova votazione in aula e tempi sempre più incerti. «Non è detto – dichiara – potrebbe essere un semplice aggiornamento che, quindi, non avrà bisogno di passare dall’aula». Anche questa è un’ipotesi. Lontana tanto quanto la fine del lungo film sulla gestione della spazzatura a Catania.
Nell’ottica della collaborazione tra enti istituzionali, le bozze di revisione – quando saranno ultimate – potrebbero arrivare anche in commissione Ecologia. Con la necessità che qualcuno dei consiglieri comunali debba astenersi pubblicamente dalla valutazione dei documenti, visto il conflitto d’interessi neanche troppo velato: come discutere dei criteri che, inevitabilmente, influiranno sul nuovo appalto con persone che lavorano proprio per la ditta che adesso raccoglie i rifiuti? In mezzo, poi, c’è anche il dissesto. Con la conseguente decadenza dei dirigenti con contratto a tempo determinato. Tra i quali lo stesso Bisignani, nominato presidente della Srr dopo l’interdizione di chi occupava quel posto prima di lui: l’ex ragioniere generale del Comune di Catania Massimo Rosso, che ha patteggiato nei mesi scorsi una condanna nell’ambito dell’inchiesta Garbage affaire, quella che ha svelato un sistema di corruzione tra imprese e uffici comunali. Per la gestione dell’igiene urbana cittadina, ça va sans dire.
«Non abbiamo mai discusso di una eventuale proroga con il Comune di Catania», dichiara a MeridioNews Rossella Pezzino De Geronimo, titolare di Dusty. «Stiamo facendo il nostro lavoro, come sempre, apprezzando anche i rinforzi positivi da parte dei cittadini — prosegue — Se ci sarà bisogno, non ci tireremo indietro». Anche perché le difficoltà cominciano a essere superate soltanto adesso. «Stiamo iniziando a vedere i risultati, una proroga ci permetterebbe di avere una visione più complessiva delle cose — aggiunge Pezzino — ma mentirei se dicessi che è una discussione avviata. Nei fatti, non se n’è mai parlato».
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