«Gli adulti mi sono sembrati più aperti, mentre ho trovato un’arretratezza incredibile nelle opinioni dei ragazzi. Un paradosso». Vittoria, studentessa laureanda del dipartimento di Studi umanistici etneo e attivista per i diritti transgender, sta conducendo in queste settimane una campagna di sensibilizzazione per sostenere la possibilità di modificare le informazioni sui documenti ufficiali. Nel suo tour tra i dipartimenti etnei – per il momento ha visitato quelli del centro, la prossima settimana toccherà alla Cittadella – ha intervistato circa cento studenti, chiedendo le definizioni di orientamento sessuale e identità di genere. «Solo un ragazzo, di Economia, ha risposto correttamente. Molti non sapevano nemmeno di cosa stessimo parlando», racconta.
Quelle fornite dai giovani dell’ateneo catanese sono risposte «bigotte», che sembrano mostrare confusione in questioni affrontate a volte con cipiglio da moralizzatori. «Ho chiesto a un ragazzo se fosse favorevole al matrimonio gay e mi ha risposto di essere contrario perché la Chiesa non lo permette. Per provocarlo, gli ho chiesto se faccia sesso». Alla risposta affermativa, con conferma di relativo uso di contraccettivi, la spiegazione riportata da Vittoria lascia perplessi. «Mi ha detto: “So che non posso resistere, ma poi me ne pento”».
Dopo la sua campagna, alcuni degli studenti che avevano promesso di firmare la petizione online lanciata dalla toscana Michela Angelini hanno in effetti mantenuto il proposito. Nel suo sondaggio – condotto a titolo personale, ma sostenuto dal gruppo Queer as Unict e da Arcigay Catania – la studentessa ha sentito il parere anche di docenti e di persone al di fuori del mondo accademico. E molto spesso le loro posizioni sono sembrate meno rigide di quelle dei più giovani. Assieme alla petizione relativa ai documenti, la studentessa porta avanti una proposta per un doppio libretto universitario, uno con nome e genere anagrafici e l’altro modificato. «Qualcuno mi ha anche domandato per quale motivo chiedessi dei privilegi non concessi agli etero», racconta Vittoria ancora infastidita. «Non è cattiveria – analizza – ma sono ignoranti». Una condizione che, purtroppo, porta ad aspetti da non sottovalutare. «La violenza nasce dall’ignoranza».
Un tema talmente naturale, quello relativo alla sessualità, che dovrebbe essere maggiormente conosciuto, spiega la studentessa che proprio tra i suoi colleghi pensava di trovare più apertura. «Si avvicinano timorosi, hanno paura di essere giudicati, temono il giudizio degli altri». Meglio passare per omofobi che per progressisti, dunque. «Ma bisogna essere aperti a tutti i diritti umani», conclude Vittoria con un sospiro non di rassegnazione.
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