Questioni di genere all’Ars: dal ddl alle offese sessiste «È ancora difficile ottenere rispetto al di là del sesso»

Negli ultimi giorni le questioni di genere sono tornate tra i banchi dell’Assemblea regionale siciliana. Non solo per la polemica nata dopo le frasi che gli ex parlamentari Vincenzo Vinciullo e Pippo Gennuso hanno rivolto alla capogruppo di Fratelli d’Italia Rossana Cannata, ma anche per un ddl che propone una modifica sulla legge regionale sulla preferenza di genere per l’elezione dei deputati all’Ars. «È una questione su cui si è sempre sollevato un dibattito ideologico – spiega a MeridioNews Giovanni Cafeo, il deputato di Italia Viva che è il primo firmatario del disegno di legge – Da una parte ci sono gli “integralisti del merito” e dall’altra c’è chi punta sul divario che si aggrava sempre di più». 

Ed è in questo senso che arriva la proposta per modificare la legge regionale numero 29 del 1951 introducendo la doppia preferenza di genere, come avviene già per l’elezione dei Consigli comunali. In pratica, la scheda dovrebbe prevedere la possibilità di indicare fino a un massimo di due voti ma le due preferenze espresse devono essere riferite a candidati appartenenti a generi diversi. Pena la nullità della seconda preferenza. Al momento, invece, all’elettore viene chiesto di compilare la scheda inserendo il nome e il cognome (o anche solo il cognome) del candidato prescelto nell’unica riga accanto al contrassegno. La proposta prevede che le righe diventino due e che nel caso di due preferenze siano una per un candidato di genere maschile e l’altra per una candidata di genere femminile della stessa lista. 

«Molti ancora sminuiscono il problema della rappresentanza femminile in termini numerici – commenta Cafeo – ritenendo, piuttosto, sacro il volere dell’elettore nello scegliere il proprio rappresentante solo per meriti e capacità e non per il sesso di appartenenza. Altri – aggiunge il deputato – pur ritenendo valido il ragionamento in astratto, dimostrano con dati alla mano che si tratta per lo più di una sorta di ipocrita difesa dello status quo». Nel dicembre del 2020 era scoppiato il caso sessismo all’interno del Movimento 5 stelle all’Ars. «L’elezione di un nuovo capogruppo uomo umilia ruolo e dignità delle donne», aveva scritto in un post la deputata etnea Jose MaranoIl tema era tornato poi in giunta quando, a gennaio, dal governo del presidente Nello Musumeci era uscita l’unica donna – Bernadette Grasso – ed erano stati nominati due uomini, Toni Scilla e Marco Zambuto. «Condivido la necessità di impegnare le donne in politica con ruoli importanti – aveva detto il governatore Musumeci – ma non solo perché donne».

E, intanto, c’è chi continua a vederle solo come tali. Gli ultimi due casi riguardano gli ex parlamentari Pippo Gennuso e Vincenzo Vinciullo che hanno rivolto alla deputata Rossana Cannata parole che lei stessa ha definito «sessiste». Il primo ha fatto riferimento alla vicepresidente della commissione regionale antimafia dicendo che «anche le oche parlano» in merito alla messa in sicurezza della Rosolini-Pachino; il secondo, in una nota, l’ha definita «una elegante signora con i tacchi a spillo» a proposito di sopralluoghi nel cantiere del Cas per i lavori del tratto autostradale Noto-Rosolini. «Siamo alle solite», ha commentato Cannata sentendosi offesa da quelli che ha considerato «attacchi sessisti, ignobili insulti e vili attacchi» che sarebbero arrivati da «persone che non perdono tempo per colpire la mia femminilità. Un uomo – ha aggiunto la deputata – infatti, non viene preso di mira e offeso ricorrendo agli animali della fattoria o per le calzature che sceglie di indossare». Con la riserva di agire poi anche nelle sedi opportune, Cannata resta amareggiata da «questi episodi che dimostrano quanto ancora sia difficile, alle volte, ottenere il meritato rispetto di professionista al di là del sesso». 

Aggiornamento del 21 maggio. Riceviamo da Vincenzo Vinciullo e pubblichiamo: La Cannata, deputata solo grazie ai voti del fratello, la smetta di mentire, non faccia la vittima per difendere il Consorzio per le Autostrade Siciliane, inventandosi una storia priva di ogni fondamento. Come è a lei ben noto, non è la protagonista principale né tanto meno la comparsa della mia nota. La protagonista principale è, ovviamente, la trazzera Avola-Rosolini e non mi pare che sia di proprietà della Cannata. Quanto alla dichiarazione, a dir poco puerile e sconcertante, secondo la quale io sarei sessista, evidentemente la Cannata non sa che la legge contro la violenza sulle donne, in Sicilia, porta il mio nome. Circa la minaccia di portarmi in tribunale, lo faccia pure. La aspetto davanti a un giudice, ma so che questo giorno non arriverà mai perché in molti dovrete spiegare come si fa a entrare in un cantiere di lavoro ancora operativo senza i dispositivi di protezione individuale e questo, sia ben chiaro, a prescindere dal sesso, perché nei cantieri e sul posto di lavoro continuano a morire uomini e donne.

Marta Silvestre

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