La residenza Casa Morano, gestita dalle suore del Sacro Cuore, da circa 20 anni, grazie ad una convenzione con l’ERSU, ospita 36 ragazze che dispongono di ampie stanze luminose da 2 o 3 letti ciascuna, con riscaldamento centralizzato e WiFi che permette loro il collegamento a Internet anche dalle proprie stanze, ma non c’è una sala computer. Tutto è pulito, gli spazi comuni non sono molto grandi, ma in compenso sono distribuiti qua e là per l’edificio. C’è anche una cucina dove le studentesse possono conservare il proprio cibo e prepararsi i pasti da sé.
Tutto bene dunque? Sembra di sì, se non consideriamo l’orario di rientro, forse un po’ troppo restrittivo per delle giovani universitarie. Le ragazze, infatti, devono necessariamente tornare alle 9 e solo il martedì è permesso il rientro alle 11. “Mi trovo bene qui, non mi dispiace stare con le suore. E poi mi hanno assegnata qui che dovevo fare?” dice Nella, una studentessa di economia fuori sede e inquilina di Casa Morano. Ma non tutte si adattano: “Qualcuna rifiuta la stanza perché ‘non vuole stare in un convento’. Noi? Allarghiamo le braccia, se vogliono andare non possiamo certo trattenerle!” afferma suor Graziella Teodoro, nostra accompagnatrice durante il sopralluogo. Dopo la visita alla residenza universitaria Costa, Casa Morano sembra essere quasi in un altro mondo. Sarà perché, al contrario dell’ex hotel di via Etnea, è gestita da un ente religioso e, quindi, privato?
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