Quando la religione è una moda

Parlare di fede, si sa, è una questione abbastanza delicata, così come prendere una posizione in merito. Girando per la Facoltà e chiedendo la vostra opinione ci siamo trovati di fronte alle posizioni più disparate, arrivando alla conclusione che anche in questo campo è tutto solo una questione di “moda”, tanto per cambiare! Così alla domanda “Professi qualche tipo di religione?” circa il 90% degli intervistati ha risposto senza alcuna esitazione un netto “Sì, ovviamente…” ma dietro questa apparente decisione c’è molto di più. Alle domande seguenti tutti quelli che si sono indicati come cristiani cattolici sembravano rispondere automaticamente senza riuscire a motivare ciò che dicevano e cosa ancor più eloquente, nelle interviste di gruppo tutti davano le stesse risposte, controllando e bilanciando l’assoluta identità delle affermazioni.

L’instabilità di questa fede si è andata quindi sempre più delineando, soprattutto nelle risposte alle domande “Pratichi attivamente i riti cattolici?” e “Sulla base di quali elementi ti definisci credente?”. Qui più della metà degli intervistati, circa 85 persone su un campione di 150, ha dato delle risposte vaghe, troppo poco argomentate che per lo più riecheggiavano luoghi comuni.

Salvo rare eccezioni, come quella di Alessandro che ci dice: “Dopo un breve periodo in cui mi credevo buddista, adesso posso definirmi un cattolico critico che contestando crede”; o Federico che parla di un Dio personale creato assemblando le caratteristiche di diversi “profeti”,  la maggioranza degli intervistati non ha saputo manifestare il proprio percorso spirituale, mostrando l’esigenza di dar risposte consone alla “normalità” piuttosto che maturare un proprio pensiero, come se il proprio credo fosse paragonabile ad un’etichetta, ad un “pass” nella società.

Indubbiamente più interessanti le posizioni dei cosiddetti atei o agnostici, che in pochi minuti sono riusciti a trasportarmi nel loro viaggio interiore verso la critica e la rielaborazione. E dunque Fabio ci dice:”Penso che con il cristianesimo sei spinto ad una vita di dominazione verso gli altri celata dall’apparente amore solidale”. Ed ancora Lorenzo:”Non si può credere in una religione così contraddittoria, che critica ciò che dogmatizza, come nel caso delle maledizioni”.

Ma che fine ha fatto quel 70% di cattolici ferventi? In base ai dati raccolti, possiamo sicuramente affermare che il consenso al cristianesimo è abbastanza ampio, ma andando sotto la superficie resta ben poco se non una tendenza al sentirsi normali. Per il momento dobbiamo quindi accontentarci di una fasulla fede corale?

Alessandra Giuffrida

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