«Questo non è un posto sereno, è vero, ma quando sono arrivato in Multiservizi la situazione è esplosiva. Di Pubbliservizi prima voglio leggere le carte, perché so solo quello che è stato riportato sulla stampa e, da avvocato, non posso non volermi fare un’opinione in prima persona». Parola di Michele Giorgianni, che questo pomeriggio è stato nominato amministratore unico della società partecipata della ex provincia, oggi Città metropolitana. Un incarico che non arriva all’improvviso ma che era già nell’aria. Qualche giorno fa il sindaco di Catania – e supersindaco metropolitano – Enzo Bianco gli aveva fatto sapere le sue intenzioni, e adesso c’è l’ufficialità, dopo la riunione dell’assemblea dei soci di Pubbliservizi (la Città metropolitana, appunto) che si è tenuta alle 17 di questo pomeriggio.
Che la situazione nell’azienda non sia semplice è un fatto noto. A raccontarlo è, in primo luogo, la burrascosa uscita di scena dell’ex presidente Adolfo Messina, che si è dimesso a dicembre parlando apertamente di dissidi con la politica e affermando che a volerlo fuori dalla ditta fosse proprio Bianco. C’è stato poi lo scandalo legato al tributarista Salvatore Muscarà, nominato dal primo cittadino il 28 dicembre e, il 12 gennaio, accusato di bancarotta fraudolenta dalla procura di Catania. Il docente del dipartimento di Economia sarebbe coinvolto nel crac Aligrup, il gigante di Sebastiano Scuto – conosciuto come il re dei supermercati -, di cui dal 2001 al 2010 è stato amministratore giudiziario. Per i magistrati etnei avrebbe coscientemente dissipato le risorse del colosso della grande distribuzione. Dopo l’inchiesta a suo carico, Muscarà si è dimesso dal ruolo di amministratore unico di Pubbliservizi. «Apprezziamo la sensibilità mostrata dal professore per avere rassegnato le dimissioni pur non essendo obbligato», aveva commentato Enzo Bianco.
«Io non ho tessere di partito e penso che la mia nomina derivi dall’esperienza in Multiservizi», afferma oggi Giorgianni. La società partecipata del Comune lo ha visto ai vertici per un triennio. Anni in cui «il rapporto che si era costruito coi dipendenti era quello che c’è in una famiglia: l’azienda viveva un momento complicato, il contratto di servizio non era ancora stato rinnovato, c’erano stati dei reintegri, lavoravamo con le poche risorse che avevamo ed era necessario fare tornare i lavoratori ad affezionarsi alla società per cui lavoravano». Compito che gli era riuscito, a giudicare dal dispiacere col quale i dipendenti avevano salutato la sua dipartita, per via di un contratto in scadenza e non rinnovato. Al suo posto è arrivato Giovanni Giacalone, fedelissimo di Bianco. «Oggi – racconta il neo-amministratore unico – mi hanno telefonato una cinquantina di ex lavoratori. Mi hanno detto “Complimenti, presidente”, e per me è stato un momento di grande orgoglio».
«Ritengo che questi ruoli non vadano ricoperti per troppo tempo, perché rischiano di trasformarsi in centri di potere e di identificarsi troppo con le persone che li guidano – continua Giorgianni – Bisogna andarsene dopo un po’ e lasciare che altri continuino, sempre con l’obiettivo di operare per il bene. In Pubbliservizi c’è un bilancio non approvato, ci sono tante cose da chiarire e spero di farlo nel momento del passaggio di consegne. In ogni caso io non ho ancora firmato nulla e qualche altro giorno passerà. Non so che cosa mi attende, ma studierò. E spero di trovare le stesse energie che ho trovato per Multiservizi».
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