Un’etichetta per certificare la provenienza dei prodotti tipici locali. L’ha proposta formalmente oggi la giunta di Acireale e adesso attende solo l’approvazione del consiglio comunale per diventare esecutiva. «Così come successo per altri Comuni, a chi vuole investire sulle specialità del luogo abbiamo voluto dare l’opportunità di godere di maggiori tutele», spiega l’assessore comunale alle Attività produttive Alessandro Oliva. L’iniziativa non toccherà solo la granita, ma potrebbe riguardare pure i piatti della tradizione più genericamente siciliana, come la pasta con le alici. «Non conta chi l’abbia inventata», sostiene l’assessore.
L’idea è nata pensando alla potenzialità, sul mercato italiano e globale, della granita di mandorle. «Una bontà che i maestri granitieri di Acireale fanno in maniera diversa rispetto a tutti gli altri posti, rendendola unica», diceva l’assessore in una precedente intervista a MeridioNews. La proposta apre a una gamma di prodotti ben più vasta. Che va dai frutti della terra – «come il limone verdello, il lupino, le clementine, e una particolare varietà di pesche» -, ai prodotti derivati, «per esempio il miele e le marmellate». Fino ad arrivare a ricette da ristorante: «Pasta con le alici e col nero di seppia, insalata di mare», propone Oliva. Tutti piatti che, a detta dell’assessore, potrebbero portare il marchio De.C.O., che li certificherà come prodotto tipico di Acireale.
Riconoscimento che, come avvenuto proprio per la granita – rivendicata da Messina -, potrebbe dare il la ad accuse di furto o plagio gastronomico da parte delle altre città siciliane. Nulla che però preoccupi l’assessore, che si fa forte della legge: «Non importa chi inventa qualcosa o dove. Importa solo chi lo brevetta», sostiene. Ed è proprio questo che intende fare Acireale. «Se nessuno ci ha mai pensato prima…», aggiunge. Il marchio, tra l’altro, è già pronto. Manca solo l’approvazione del consesso civico, poi sarà possibile presentare le proposte per i diversi prodotti. «Alla domanda potrà essere allegato anche un disciplinare che spieghi i passaggi della produzione», aggiunge l’assessore.
Primi passi per ambire poi alla «certificazione europea o di indicazione geografica protetta», continua. Un modo per rafforzare la promozione sul territorio ma anche gli investimenti, attraverso l’esportazione dei prodotti tutelati e la conseguente diffusione del marchio. E chi pensa che sarà rivolto soltanto all’arte culinaria dovrà ricredersi: «Varrà anche per le produzioni artistiche o di materiali speciali, come un certo tipo di mattoni che si realizzano nelle nostre zone», conclude Oliva.
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