«Tecnicamente, Davide Faraone è il segretario del Partito democratico siciliano». A dirlo sono fonti interne del quartier generale del luogotenente di Matteo Renzi in Sicilia che, però, al momento ha scelto di non rilasciare dichiarazioni alla stampa, dopo il ritiro della competitor Teresa Piccione. Due le ipotesi che potrebbero profilarsi a questo punto. La prima è quella della celebrazione delle Primarie, ma con un solo candidato. La seconda è quella che Faraone possa essere proclamato dalla commissione regionale per il congresso. Fermo restando che, intanto, i ricorsi degli zingarettiani in tribunale andranno avanti.
Nel frattempo anche l’ex tesoriere Lillo Speziale avrebbe rassegnato le sue dimissioni dalla commissione regionale per il congresso, mentre il segretario uscente del Pd e presidente della stessa commissione regionale, Fausto Raciti, sta rientrando a Palermo da Roma dove era impegnato nei lavori parlamentari.
A intervenire è anche Antonio Ferrante, esponente dell’area Richetti: «Come avevamo ampiamente previsto, astenendoci già in occasione della direzione regionale che ha dato via al congresso con il voto di qualche decina di componenti – dichiara in una nota – quello che doveva essere un congresso di rigenerazione si sta rivelando la messa funebre del Pd siciliano. Chi ha ancora a cuore le sorti della nostra comunità politica e della Sicilia ha il dovere di fermarsi, chi si ostinerà ad andare avanti se ne assumerà la responsabilità davanti alla nostra gente».
Secondo Ferrante, «dal giorno della direzione, i siciliani, almeno quelli che ancora sanno che esistiamo, hanno assistito a un continuo susseguirsi di ricorsi, accuse e attacchi, palesi violazioni di tutte regole interne, dichiarazioni di voto da parte di esponenti di Forza Italia e addirittura minacce di commissariamenti a mezzo stampa rivolte a quei pochi circoli che ancora resistono e volevano, legittimamente, eleggere i propri coordinatori, il tutto condito da prima ingerenze romane prive di qualsiasi legittimazione e, ieri, da un parere della commissione di garanzia deliberato a maggioranza, e quindi con la prevalenza dei componenti della vecchia gestione, orientato ad accrescere la frattura prima che a comporla. In questo quadro desolante – continua Ferrante – non resta che fare tutti un passo indietro e ripartire, insieme e con regole condivise, nel più breve tempo possibile».
Infine l’avvertimento: «Proponiamo un incontro sereno tra tutte le parti in causa per interrompere la spirale di veleni. Qualora qualcuno faccia ancora orecchie da mercante – conclude – chiunque la spunti in questa guerra senza regole non sarà il segretario del Pd, ma il sacerdote chiamato a porgergli l’estrema unzione».
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