Quasi 1.300 voti, il 23,5 per cento. Il doppio del Pd, il triplo di Forza Italia. Taormina è l’epicentro dell’avanzata della Lega anche in Sicilia. Non certo uno sfondamento, come accaduto in tante Regioni del centro nord, ma una crescita costante: più che raddoppiate le preferenze ottenute alle Regionali di appena quattro mesi fa. A novembre il partito di Salvini ha raggiunto il 5,6 per cento ma in una lista che comprendeva anche Fratelli d’Italia, in totale 108mila voti che permisero di eleggere due deputati in quota Meloni e solo uno leghista. Oggi la Lega, da sola, conquista circa 119mila consensi: poco sopra il 5 per cento. Con picchi in alcuni territori legati a problemi storicamente cavalcati da Salvini (immigrazione e crisi dell’agricoltura) o a candidati e personalità radicati nel territorio (è il caso ad esempio degli exploit nella zona jonica messinese e a San Cataldo). «A Gela, in Sicilia, siamo al 7 per cento», dice Salvini, rivendicando una crescita anche a Sud, nell’attesa conferenza stampa con cui stamattina ha dettato la linea per le prossime settimane di trattativa in vista della formazione del nuovo governo: rimanere nel recinto del centrodestra senza tentare alleanze col Movimento 5 stelle. Almeno all’inizio.
«Non sfondiamo perché c’è stata la valanga del Movimento 5 stelle – spiega Angelo Attaguile, segretario del partito in Sicilia orientale – Ma abbiamo doppiato Fratelli d’Italia, ci scatta un seggio al Senato in Sicilia orientale, forse due deputati a Catania e uno a Messina con Carmelo Lo Monte. Chi l’avrebbe mai detto?». Il seggio a Palazzo Madama potrebbe spettare proprio ad Attaguile, secondo nel listino proporzionale dietro Salvini. «Io con un ruolo a livello nazionale? Deciderà Matteo».
Nelle province orientali la Lega ottiene risultati che sfiorano e in alcuni casi superano la doppia cifra: oltre il 10 per cento a Cesarò, sui Nebrodi; il 9,8 ad Acate, paese a vocazione agricola, così come a Vittoria dove supera il 6 per cento; il 7,5 nella città di Gela, alle prese con la riconversione della Raffineria e molti operai alla canna del gas; oltre il 9 per cento a Pietraperzia, segnata da un escalation di atti intimidatori nei confronti delle istituzioni e dove poche settimane fa qualcuno ha pure sparato contro il centro d’accoglienza per i migranti. A San Cataldo, paese di origine dell’eurodeputato Alessandro Pagano, coordinatore del partito in Sicilia occidentale, si scavalca il 9 per cento.
Roccaforte salviniana è la riviera jonica del Messinese: a Giardini Naxos e Letojanni la Lega supera il sette per cento. Ma il vero exploit è a Taormina, dove raggiunge il 23 per cento. Risultato che ha il volto di Pippo Perdichizzi, avvocato penalista, gestore di un bar nel corso centrale della cittadina. «Cinque anni fa mi hanno definito il Bossi di Sicilia – spiega – fondammo la Lega siciliana che poi è confluita in quella di Salvini, è un percorso che parte da lontano. Adesso dovranno fare i conti con noi per la sindacatura di Taormina». Il legale dà anche la sua personale interpretazione della crescita esponenziale del Movimento 5 stelle in Sicilia rispetto alle Regionali. «Che ha fatto Musumeci in questi mesi? Niente, se non buttare la Lega fuori dal governo. E questi sono i risultati: chi lo ha votato a novembre, oggi ha scelto Di Maio». Il governatore è avvisato.
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