Si è chiuso tre giorni fa il Gold elephant world, ossia il Catania film festival. Una nostra lettrice, Maria Clara, ci ha inviato una cronaca semiseria dell’evento. «Catania e il cinema: non si finisce mai d’imparare», questo il titolo della sua lunga descrizione della premiazione che si è svolta martedì scorso. «La prima puntata del festival – scrive la lettrice – è stata così approssimativa e disorganizzata, e a dir il vero anche tragicomica, che anche il liotro di piazza Duomo ha chiesto al suo avvocato di non presenziare più nella statuetta di metallo simil dorato, unico riconoscimento, oltre la targa, destinato ai designati con i loro film in concorso».
La critica maggiore è riservata alla location, Palazzo Manganelli: affascinante, senza dubbio, ma inadatta allo scopo, con uno schermo piccolo e un sistema audio per nulla all’altezza: «E la qualità visiva? – si chiede – Il coinvolgimento nelle emozioni? Come si sarebbero potute apprezzare le fantastiche fotografie delle opere?». Ma subito aggiunge: «Vabbè, dai, lo so cosa state pensando. È la prima edizione. Che volete. ‘Sti carusi si devono fare le ossa, no? E allora non polemizziamo».
Altra nota dolente è la pubblicazione in ritardo dei film in concorso. «Meno male che la maggior parte degli autori ed attori di queste opere internazionali venivano dalla nostra Sicilia – scrive Maria Clara – e meno male che i premi alla fine se li sono beccati quasi tutti loro, i siculi, e qualche premiuccio di secondo grado agli assenti da ritirare chissà quando».
Ma la nota più stonata dell’intero festival, secondo il parere della sarcastica lettrice, è quella del pubblico. «Formato dagli attori e registi partecipanti al concorso che hanno mobilitato tutto il loro cast, compresi i macchinisti, i tecnici del suono e il confezionatore dei cestini. Tutti gli 80-90 posti a sedere risultano occupati dai premiati e dai loro cast e dalle loro famiglie». Assenti i catanesi e gli appassionati della settima arte. «E allora noi che li facciamo a fare i festival? Per fare le foto per i giornali? Per fare le riprese e le interviste su Antenna Sicilia? Per fare sparare quattro parole in politichese allassessore appena nominato ed al senatore scafato? Ed il cinema dov’è? – continua – La buona e perfetta visione delle opere dov’è? E il famoso incontro con i produttori? E’ quellunico della Eagles che si è trovato a essere il singolo rappresentante della categoria?».
«Vabbè, sei sempre la solita – si risponde da sola Maria Clara – Polemizzi sempre. Sono giovani e si devono fare le ossa». Alla fine, dopo un’estenuante premiazione e dopo aver dimenticato di consegnare due premi, la serata si conclude. «Per rendere meno tragicomica la fine dellevento, il coordinatore generale conclude con un bellissimo pensiero: “Basta il cuore”. E a me viene da dire: “volemose bene!”».
Come risponde alla lettera di Maria Clara Giovanni Marzagalli, in arte John Real, direttore artistico del festival? Parlando di polemiche infondate e detrattori: «La gente era tanta, altroché» afferma. Ammette che palazzo Manganelli non è proprio la sala ideale per questo genere di festival, «non è attrezzato per le proiezioni» dice, ma che hanno fatto di tutto per esaltare la qualità dei film. «Le attrezzature non saranno state lultimo grido della tecnologia, ma lo spettacolo nellinsieme è stato davvero godibile» dichiara.
Dei problemi, secondo il direttore artistico, in effetti ci sono stati, ma di altro genere. «Disorganizzazione al contrario» la definisce. «La gente era talmente tanta che non ha trovato posto a sedere e ovviamente non si può vedere un film in piedi». Poi ci sono i problemi economici perché «i finanziamenti sono limitati e abbiamo dovuto ridimensionare tutto, rinunciando ad ospiti importanti». Al di là delle polemiche e dei problemi legati al festival appena conclusosi, la cosa che più importa a Giovanni Marzagalli è creare cinema. E positive sono le somme che tira alla fine dellevento. «Molti ragazzi hanno trovato la produzione e questo limportante».
[Foto di FabioC.]
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