Vince ma non convince. Ci sembra un titolo adatto al film che il Palermo ha girato al Barbera nel match contro il Marsala. Aggiudicandosi il derby con i lilibetani al primo appuntamento del 2020 (un successo all’esordio del nuovo anno non si verificava dal 2015 in occasione dell’affermazione casalinga contro il Cagliari in A) i rosanero hanno fatto il proprio dovere ma dal punto di vista della prestazione, sotto lo sguardo del neo-acquisto Floriano che ha firmato il contratto con il club rosa dopo essersi svincolato dal Bari, non hanno fornito segnali incoraggianti. E’ vero che il fine giustifica i mezzi e che soprattutto in serie D la sostanza conta più dell’estetica ma è altrettanto vero che la compagine di Pergolizzi non può vivere sempre di rendita e che esprimendo il gioco che ha fatto vedere oggi faticherà in futuro a vincere altre partite.
Ci sono dei fattori che vanno tenuti in considerazione come ad esempio l’appannamento dovuto ai carichi di lavoro sostenuti durante una sosta nella quale è stato fatto anche un richiamo di natura atletica ma, detto questo, è lecito aspettarsi qualcosa in più dalla capolista considerando la qualità di molti elementi di cui dispone il tecnico e che in questa categoria dovrebbero fare la differenza. Il 3-1 con cui si è imposto su un Marsala compatto e bene organizzato per almeno un’ora non cancella l’immagine di un Palermo poco brillante e involuto rispetto alla prima parte della stagione. La squadra in questo momento ha poche idee, diversi giocatori arrivano costantemente secondi sul pallone (negativa, ad esempio, la prova di Ricciardo, avulso dal contesto del gioco anche perché poco servito dai compagni) e, condizionati probabilmente dalla pressione di dovere vincere a tutti i costi, spesso non agiscono in campo con la necessaria lucidità.
Il match contro l’undici guidato da Terranova, al di là di tutto, conferma che il calcio è strano. Contro il Troina, prima della sosta, il Palermo non ha vinto ma ha giocato nettamente meglio rispetto alla sfida odierna in cui ha conquistato l’intera posta in palio. E a proposito di stranezze legate alla materia calcistica, terreno spesso scivoloso in cui è facile essere smentiti immediatamente, il caso Pergolizzi può fare giurisprudenza. Comprensibili e legittimi i fischi del pubblico nel momento in cui il tecnico ha deciso al 23′ del secondo tempo di sostituire Felici (pur non essendo al top a causa di una botta subita nei giorni scorsi l’attaccante classe 2001 dava l’impressione di essere il più pericoloso della squadra ed era più vivace di un Ficarrotta a corrente alternata) ma, complice ovviamente la fortuna, è innegabile il fatto che abbia avuto ragione anche l’allenatore.
A prescindere da scelte rischiose e impopolari e dalle responsabilità legate ad una manovra che stenta a decollare, Pergolizzi ha comunque lasciato sul match una traccia significativa indicando ad esempio Mauri come primo rigorista in caso di penalty (è curioso che dopo Cavani nel 2010 sia stato un altro sudamericano, alter ego di Martin oggi in panchina, ad avere segnato il primo gol rosanero di un decennio) e facendo entrare a partita in corso giocatori che poi si sono resi protagonisti: il centrocampista Langella, autore del 2-1 propiziato da un errore in uscita del portiere Russo, e il neo-acquisto Silipo (entrato al posto di Felici) che allo scadere ha impreziosito il suo debutto con la maglia rosanero mettendo il sigillo definitivo con una parabola – a metà tra un tiro e un cross e agevolata dal vento – che ha sorpreso l’estremo difensore avversario. Tre marcatori differenti nell’ambito di una cooperativa del gol (quindici giocatori diversi a segno) che, nonostante i problemi, la fatica e l’evidente calo di rendimento di diversi interpreti, continua comunque a lavorare e – come dimostrano i tre punti di oggi preziosi soprattutto per il morale – a produrre qualcosa di utile e importante.
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