C’è una corona di fiori di quelle che si usano durante i funerali e anche un lungo striscione con la scritta: «Con-te l’Italia muore. No lockdown!». Lo hanno esposto i gruppi di Unimpresa e Assoesercenti Catania che stanno manifestando in piazza Università a Catania contro le misure restrittive del decreto del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte per contenere la diffusione del nuovo coronavirus.
Due forti esplosioni si sono verificate intorno alle 19. Stando a quanto ricostruito finora, si tratterebbe di due bombe carta lanciate da una macchina che transitava lungo la salita di via Antonino di Sangiuliano, in direzione Benedettini. Secondo quanto riferito dalla polizia locale, gli ordigni rudimentali – a distanza di pochi metri l’uno dall’altro – sarebbero stati lanciati da un finestrino di un’auto in corsa. Il botto si è sentito anche in piazza Università. Adesso, la Digos sta perlustrando la zona.
«La vera emergenza è questo governo», recita un altro striscione srotolato dalla parte opposta nella piazza. A manifestare ci sono anche un gruppo di Casapound, alcuni esponenti ultras della curva nord del Calcio Catania e i gruppi dei indipendentisti che sventolano le bandiere gialle e rosse della Trinacria. «Libertà, libertà, non c’è peggior virus del colonialismo», è lo slogan che accompagna la loro protesta che, almeno in un primo momento, sembrava essere piuttosto pacifica. Tra i manifestanti anche alcuni appartenenti al gruppo dei negazionisti. Ai quattro angoli ci sono le camionette della polizia e, nella piazza, già schierati gli agenti in tenuta antisommossa.
Alla protesta partecipa anche il senatore Mario Giarrusso «Siamo vicini a tutti gli italiani che in questo momento stanno soffrendo a causa di queste limitazioni – dichiara a MeridioNews – Noi siamo per la sicurezza e per la tutela della salute, però non a danno delle persone che lavorano e che non hanno come mangiare». Una posizione piuttosto critica nei confronti del governo «che si è appiattito sull’Europa – continua Giarrusso – Non sono questi gli strumenti adatti per uscire da questa crisi. L’ipotesi di un nuovo lockdown – conclude – sarebbe un grave disastro, l’ammissione di una sconfitta».
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