Rider in piazza contro l’accordo tra Ugl e Assodelivery «Lavoratori autonomi dipendenti a cottimo di un’app»

Lavoratori autonomi nella forma, dipendenti subordinati e alle dirette dipendenze di un’app nella sostanza. Poche parole bastano a descrivere il limbo giuridico in cui sono finiti i rider, i fattorini che effettuano consegne a domicilio in bici o in motorino. Una retribuzione minima calcolata non sul tempo effettivo di reperibilità, ma su quante consegne si portano a termine. In soldoni: più consegne effettua il rider, e a più consegne avrà diritto. Meno consegne accetta, meno ore ti metterà a disposizione la piattaforma

Dunque, più si sta collegati, più consegne si fanno e più si guadagna. Le app che gestiscono le consegne si basano su un algoritmo che registra la capacità lavorativa del rider di turno, ne traccia i movimenti tramite gps, si adegua e gestisce le sue ore di lavoro. A nulla serve in termini di retribuzione, per esempio dare la disponibilità di quattro ore se nei giorni precedenti il fattorino ha accettato poche consegne o non ne ha accettata nessuna, perché l’algoritmo ne affiderà comunque meno. Sono gli effetti dell’accordo raggiunto dal sindacato Ugl e dall’associazione delle sigle di comparto Assodelivery che racchiude SocialFood, Glovo, Uber Eats, Just Eat e Deliveroo

Per questo la rete nazionale per i diritti dei rider è scesa in molte piazze siciliane, tra le quali Catania e Palermo, per manifestare il proprio dissenso contro quello che «impropriamente», come sottolinea la Cgil, viene definito il nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro su trasporti e logistica. A sentire la Nidil Cgil – non firmataria – l’accordo non assicura nessuna tutela e si pone in contrasto con la legge. Il contratto è «un modo come un altro di mascherare un contratto di lavoro autonomo come subordinato», lamenta a MeridioNews Giuseppe Campisi della Cgil. 

Una circostanza che sembra essere avvalorata anche dall’ufficio legislativo del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali diretto dalla ministra Nunzia Catalfo che, due giorni dopo l’accordo ne ha delegittimato il contenuto, con una lettera inviata al presidente di Assodelivery Matteo Sarzana. «Non è vero – replica il vicepresidente nazionale di Assodelivery Giovanni Imburgia – il ministero ha solo esposto delle critiche costruttive e, tra le altre cose, la legge nazionale parla di lavoro autonomo e non subordinato e l’accordo raggiunto con il sindacato rema in questa direzione». «In sostanza, però – ribatte Campisi – al momento sono lavoratori a cottimo».

Intanto, i lavoratori hanno ricevuto una lettera che li invita a firmare il nuovo contratto che entrerà in vigore il primo novembre, pena il blocco del profilo sull’app. I contenuti del documento, però, destano ancora diverse perplessità: dalla conferma del pagamento a cottimo al trattamento dei lavoratori che non prevede malattie, ferie o straordinari, fino alla gestione dei pagamenti: dieci euro lordi all’ora, senza conteggiare i minuti intercorrenti tra una consegna e l’altra. «La disponibilità non viene pagata – critica il sindacalista – viene pagato il tempo medio stimato per le consegne». Per i primi sette minuti davanti al punto di ritiro, non si conteggiano i tempi di attesa. «Dopo si parla di 5 centesimi al minuto fino a quando arrivano sotto casa del cliente – aggiunge Campisi – Ma se lo aspettano dieci minuti questi non vengono calcolati».

La posizione della Cgil si basa sulla circolare del ministero. «Non è vero niente – tuona Imburgia – la notizia è stata veicolata male». In realtà, come verificato da MeridioNews, «la legge – scrive il ministero nella missiva – stabilisce che in difetto della stipula di contratti con le organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, i lavoratori non possono essere retribuiti in base alle consegne effettuate». Per questo, per il ministero le disposizioni contrattuali sul compenso «potrebbero essere ritenute contra legem e sostituite dalle norme di legge». 

Qualcosa in più, dunque, delle critiche costruttive a cui fa riferimento il numero due di Assodelivery. Inoltre, stando alle indicazioni ministeriali, ai lavoratori va garantito un compenso minimo orario sulla base dei contratti collettivi nazionali di settori affini o anche da quello della logistica «purché sia siglato dalle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale». Ne consegue, continua il ministero, che «la sottoscrizione da parte di una sola sigla sindacale non sembrerebbe idonea». Ma per il vicepresidente «il contratto è il primo esempio in Europa per le tutele e i diritti dei rider e rappresenta una svolta storica». E l’Ugl, per Imburgia, continua a rimanere «il sindacato più rappresentativo». 

Gabriele Patti

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