Il piano regionale dei rifiuti passa in commissione Ambiente ma si porta con sé le polemiche delle ultime settimane. Tra critiche tecniche e staffilate di carattere politico, è il Movimento 5 stelle a puntare il dito contro uno strumento che in Sicilia si attendeva da decenni ma che, a detta dei cinquestelle, non solo nasce monco ma potrebbe anche trasformarsi in stampella degli speculatori. Tutto avviene nel giorno in cui il governo di Nello Musumeci ha ufficializzato la nomina di una commissione deputata a esaminare le autorizzazioni in mano ai gestori di impianti privati di trattamento dei rifiuti, tema peraltro che nelle ultime settimane ha portato a qualche sorpresa.
Nel mirino, ancora una volta, è finita la decisione del governo regionale di non inserire all’interno del piano indicazioni precise in merito alle tecnologie da usare per il trattamento del rifiuto residuo. A partire dagli inceneritori. Per Musumeci e Pierobon, a dovere fare questo tipo di scelte dovrebbero essere le autorità d’ambito che, una volta approvata la riforma di settore che attende di superare l’esame dell’Assemblea regionale, dovrebbero chiamarsi Ada ed essere società di diritto pubblico. Il convincimento del governatore e dell’assessore regionale ai Rifiuti poggia su un articolo dell’attuale legge regionale di settore, la 9 del 2010. A ribattere che le cose dovrebbero andare diversamente è proprio il Movimento 5 stelle che richiama il codice dell’Ambiente.
«Il piano di gestione si limita a fornire un semplice quadro descrittivo dell’attuale situazione impiantistica e di quella in divenire, tra l’altro in fase di autorizzazione. Nulla viene previsto per il futuro e ciò non solo in evidente violazione delle norme del Codice dell’ambiente, ma anche del ben noto principio della certezza dell’azione amministrativa – si legge in una relazione a firma del del deputato Giampiero Trizzino che è stata allegata al verbale della seduta di commissione -. La mancanza di una specifica indicazione degli impianti da realizzare al fine di garantire scenari di lungo termine costituisce un pericoloso vuoto prescrittivo e, dunque, una possibile linea di credito nei confronti di interessi squisitamente speculativi e poco inclini a garantire il raggiungimento degli obiettivi sottesi alle direttive sull’economia circolare, da poco recepite anche dall’Italia».
Fatto il piano, che per essere varato ufficialmente attende l’ultima firma di Musumeci, bisognerà vedere come si evolverà il settore. Capire specialmente se le Ada di domani – oggi ancora Srr – diventeranno reali protagoniste nella pianificazione degli impianti. Settore in cui, indipendentemente dalle dispute normative, è ancora oggi evidente come siano tanti gli imprenditori che presentino ai tavoli degli uffici regionali progetti che spesso sono sovradimensionati, a livello di flussi di rifiuti da trattare, rispetto al fabbisogno provinciale.
Misura, questa, che andrebbe rispettata – a meno di particolari e a oggi non presenti accordi tra le Srr – per sperare di ottenere le autorizzazioni alla costruzione. Eppure da Mazzarrà Sant’Andrea – dove Asja Ambiente è stata l’unica società a partecipare alla gara,indetta dalla Srr Messina Provincia, che ha sposato il progetto del privato, per il project financing per il polo impiantistico che dovrebbe sorgere a ridosso della bomba ecologica rappresentata dalla discarica – a Catania, con il progetto per il mega-impianto di compostaggio dei Rem, passando per i progetti di inceneritori dei Leonardi e del duo Stabiumi-Lovati, non mancano esempi che vanno in direzione totalmente opposta.
Come si diceva, il sì di oggi in commissione Ambiente ha registrato anche polemiche politiche. Protagonisti i cinquestelle e gli ex grillini, confluiti in Attiva Sicilia. «Al momento della votazione – dice Trizzino – tra i gruppi di opposizione soltanto il Movimento 5 stelle era presente, sarebbe bastato un solo voto contrario in più, oltre ai nostri, per bocciare il piano e rimetterlo in discussione. Stupisce e dispiace l’assenza dei deputati di Attiva Sicilia che da sempre si sono professati a tutela dell’ambiente. Oggi la loro assenza è pesata. Vogliamo sperare che non sia stata studiata a tavolino per fare un assist al governo».
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