Peter veniva dal Nord

Pozzallo – La camera è bianca, la luce posa sulla sua bara posizionata al centro, l’aria sembra soffochi, la stanza non è grande, ci sarà posto per far entrare gente? Per Peter questo problema non si pone, lui è arrivato solo e trascorso i suoi giorni senza tanta compagnia in un piccolo paese della provincia di Ragusa per 6 mesi. “Non entra più nessuno a fargli visita in quella camera così asettica, è rimasto solo anche dopo la sua morte” dice il custode del cimitero.

Peter era austriaco e veniva dal Nord, aveva 56 anni, è morto tre settimane prima del Natale. Solitamente quando si muore si ha una bara e un seppellimento dopo giorni, per Peter non è stato così. Ha ricevuto a malapena qualche preghiera da conoscenti e la solitudine ha così vegliato anche dopo la sua morte. Il suo corpo è rimasto chiuso all’interno della camera mortuaria per tre mesi aspettando che finisse l’iter burocratico per seppellirlo. Il 21 marzo 2007 ha però avuto la giusta sepoltura e il suo corpo giacerà per sempre nel cimitero di Pozzallo. Non lo si vede più gironzolare per le strade, nello scalino dove stava sempre seduto lui saltuariamente ora ci stanno alcuni zingari che cercano insistentemente soldi. Lo si conosceva, in paese, perché stava davanti un supermercato per ore a fissare ogni piccolezza senza mai sorridere o chiedere elemosina a qualcuno. Le luci si accendevano e spegnevano a ritmo della musica degli alberi di natale dentro i supermercati, l’aria di Pozzallo era fresca, il suono delle onde del mare agitato facevano da sottofondo al paese.

Natale è la festa più bella per chi riesce a viverne bene la realtà. Peter stava per giornate intere senza parlare su uno scalino accanto ad uno zaino marrone per ore. Ha visto la preparazione delle luci sui muri, la gente parcheggiare, famiglie uscire con fretta dalle macchine per comprare le ultime ceste natalizie, tutto ciò senza aver avuto la possibilità di assaggiare una fetta di panettone. “Gli lasciavo sempre qualche moneta dopo aver fatto la spesa, ma giorno dopo giorno lo vedevo più magro e così cominciai a portagli qualcosa da mangiare. La gente ha detto molto su me e in un paese i giudizi sono abbastanza pesanti, ma lui era un bravo uomo, per paura di ferirlo non ho mai avuto il coraggio di chiedergli perché era qui” – racconta la signora Maria che è stata l’unica ad accudirlo per 5 mesi e portargli da mangiare.

Peter ha vissuto in una vecchia colonia marina per dei mesi, poi sotto una baracca di legno sulla spiaggia, con l’aria fredda la notte e il mare che bagnava qualche volta le sue coperte e il suo maglione verde che spesso metteva con i suoi jeans e scarpe da tennis. Aveva gli occhiali, capelli lunghi, la barba, se ti riconosceva che andavi sempre al supermercato ti fissava affinché non lo salutassi, era anche affettuoso con i bambini che passavano da lì, mentre le madri i primi tempi stringevano loro le mani per la paura del nuovo straniero in paese. Accanto al supermercato ci sono una pescheria, un bar, un fruttivendolo, vicino ci sono dei giochi dove poter far divertire i bambini, ma una mattina di dicembre nessuno chiese a Peter come stava. Nemmeno la signora Maria era presente quel giorno, così per tutta la gente Peter dormiva ed è rimasto fino il pomeriggio e il resto dei giorni ad occhi chiusi.

“Il freddo ammazza spesso tutti coloro che vivono per la strada, ma lui è morto d’infarto, fino all’ultimo non è morto nemmeno da barbone”, spiega Vincenzo, medico che si è preso cura di lui, fatto accertamenti, lottato affinché avesse una bara anche se lontano dalla sua terra. I giorni seguenti passando dal supermercato Peter non c’era, nemmeno il suo zaino, ma sullo scalino dove ha passato intere giornate di freddo e di caldo, la gente ha lasciato soldi e fiori, nonostante molti siano stati sempre indifferenti al fatto e non hanno mai provato a guardare i suoi occhi che cercavano conforto.

Claudia Burrafato

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