Pesca: al via i Gruppi di azione costiera. Opportunità di crescita del settore o fallimento annunciato?

STANZIATI 22 MILIONI DI EURO PER 11 GAC CHE DOVRANNO CAMBIARE IL VOLTO E L’ECONOMIA DELLE COMUNITA’ MARINARE SICILIANE. SARA’ COSI’? LO SPETTRO DEI RITARDI NELL’AVVIO DELLE INIZIATIVE FINANZIATE DAL FEP E’ REALTA’

Al via i Gruppi di azione costiera (Gac) che, tra ritardi e rischio-flop, consegnano al settore della pesca siciliana circa ventidue milioni di euro.

Questa misura, prevista dall’Asse prioritario 4-Sviluppo sostenibile delle zone di pesca del Fep (Fondo europeo per la pesca programmazione 2007-2013), secondo quanto previsto dal Regolamento CE n.1198/2006 del 27 luglio 2006, ancor prima di iniziare, è già un fallimento. Perché?

È chiara la risposta: molte delle misure previste nel piano di sviluppo locale non potranno essere mai attivate dalle marinerie della piccola pesca artigianale della nostra Isola e dagli altri partner e questo lo si deve ai ritardi nell’approvazione dei bandi di attuazione delle misure. Ed in questo la responsabilità del Governo regionale è chiara e sotto gli occhi di tutti. Com’è possibile che i fondi del Gac vengano sbloccati ai primi di luglio, lasciando alle compagini societarie solamente poco meno di sei mesi per correre ad impegnare i circa due milioni avuti in dotazione per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati?

Difatti, è sufficiente sottolineare che le citate risorse messe a disposizione di ciascun Gac dovranno essere impegnate entro il 31 dicembre 2014, attraverso procedure di evidenza pubblica, nonché spesi e rendicontati entro il 2015. Un ritardo di circa due anni che potrebbe ricadere negativamente sui territori costieri e insulari giù oggetto di isolamento e crisi economico-sociale.

Ieri, nel corso della conferenza-stampa, tenutasi all’Arsenale Borbonico, sede del museo regionale del mare, alla presenza del dirigente generale, Dario Cartabellotta, l’assessore alle Risorse agricole e alla pesca, Paolo Ezechia Reale, ha tracciato le linee politiche dell’iniziativa.

“Si tratta di un primo concreto passo avanti nella ridefinizione di una politica di valorizzazione del settore della pesca e delle professioni legate al mare – ha detto Paolo Ezechia Reale – che qualche giorno fa, in occasione della presentazione del Rapporto annuale sulla pesca, aveva evidenziato come ‘La politica negli ultimi anni ha perso preziose occasioni per sostenere un cambiamento di cultura che vede nel mare una potenzialità sia sotto il profilo imprenditoriale ed occupazionale che sotto il profilo della salvaguardia e valorizzazione ambientale”.

“Il Feamp 2014/2020, nuovo strumento di programmazione comunitaria, infatti – ha aggiunto l’assessore – dovrà ribadire i concetti della ‘blue economy’ già sposati dall’Unione europea e costruire occasioni virtuose di programmazione e di sviluppo per il settore secondo una logica che non guardi alla soluzione immediata dei problemi, ma costituisca u opportunità di sviluppo tangibile e di rilancio economico e culturale a medio e lungo termine”.

“Con l’attivazione degli undici Gac attualmente costituiti in Sicilia – ha sottolineato Reale – si apre una nuova stagione di valorizzazione e promozione della risorsa del mare. Bisogna partire dalla consapevolezza del tempo perduto e costruire una nuova cultura del mare che indichi percorsi virtuosi a medio e lungo termine sia nella definizione delle politiche economiche a sostegno delle imprese del settore ittico che per quanto riguarda le azioni a tutela del patrimonio ambientale”.

In merito all’avvio dei Gac, riportiamo la dichiarazione del presidente di Federcoopesca Sicilia, Nino Accetta.

“I Gac sono senza dubbio uno strumento importante – afferma Accetta – perché coniugano bene le esigenze del settore col territorio. Certo è che ci aspettavamo una celerità della ‘macchina’ burocratica dell’assessorato alla Pesca per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati nel piano di sviluppo locale. Che ben venga, comunque, l’approvazione dei Gac che ci permette di dare risposte ai pescatori nella programmazione in conclusione e ci proietta, in una sorta di continuità temporale, verso la nuova programmazione comunitaria 2014/2020”.

“Strumento quello dei Gac che viene tenuto in debita considerazione nel nuovo strumento di programmazione comunitaria – conclude Accetta – e che spinge tutti noi a far si che le risposte che non potranno arrivare con il Fep possano divenire realtà col Feamp”.

Il finanziamento dei Gac è reso disponibile dalle risorse comunitarie del Fondo europeo della pesca relativo alla programmazione 2007/2013. Obiettivo della misura, prevista dall’Asse prioritario 4-Sviluppo sostenibile delle zone di pesca del Fep, secondo quanto previsto dal Regolamento CE n.1198/2006 del 27 luglio 2006, è quello di mantenere le condizioni di prosperità economica e sociale nelle zone di pesca, preservando e sostenendo l’occupazione delle zone di pesca con la diversificazione delle attività e con azioni finalizzate alla loro ristrutturazione economica e sociale. Tra le finalità anche quella di sostenere la qualità dell’ambiente costiero e promuovere la cooperazione nazionale e transnazionale tra le zone di pesca.

Approfondendo il funzionamento dello strumento alcune criticità emergono.

Lo strumento nasce come volano di sviluppo della filiera della pesca che va dalla cattura in mare, ruolo che è previsto come accessorio per la verità, fino alla commercializzazione del prodotto. Sono previste anche iniziative finalizzate alla differenziazione dell’offerta e del reddito del pescatore attraverso attività di diversificazione mirate alla valorizzazione del prodotto per mezzo vdella trasformazione e manipolazione secondo le antiche tradizioni popolari preservando e valorizzando gli antichi sapori.

Dovranno essere attivate le ‘botteghe del mare’, una sorta di luoghi dove si potrà degustare il pesce pescato e trasformato direttamente dal pescatore. Una sorta di prototipo di filiera corta, anzi cortissima, nel settore della pesca.

Torniamo alle criticità. Una per tutte la la presenza del soggetto pubblico, nello specifico il Comune marinaro che detiene almeno il trentatrè per cento delle quote.

Va ricordato che i Gac sono in forma associativa o in Società a responsabilità limitata con personalità giuridica e la compagine sociale prevede che un terzo sia detenuto dai produttori primari e quindi anche da associazione produttive nazionali, e un terzo da altri soggetti privati, nello specifico commercianti, industrie di trasformazione, cantieri navali etc.. E qui nasce l’inghippo!

Mentre il Gac dovrebbe essere inteso come uno strumento di sviluppo a tutto tondo del settore della pesca intesa come fruizione e diversificazione dell’attività di lavoro, spesso, invece il soggetto pubblico pecca di ‘politichese’ che male fa allo sviluppo del territorio. Il comune sappiamo come sia soggetto a continui cambiamenti nell’assetto politico e amministrativo e che per tale ragione costituisce un vincolo, una resistenza, al processo decisionale e quindi operativo dei Gac.

Ed ancora Mentre le parti fondanti del Gac, e cioè i soggetti privati, spingono verso la valorizzazione della filiera economica con iniziative, per esempio, legate alla diversificazione delle attività per offrire opportunità di ulteriori fonti di reddito per i pescatori, spesso accade che i comuni si invece si intestardiscono per iniziative di natura meramente promozionale in salsa politico-clientelare. Staremo a vedere cosa accadrà.

Gli undici Gac in Sicilia che dovranno portare avanti i piani di sviluppo locale sono:

-Golfi di Castellammare e Carini

-Il sole e l’azzurro tra Selinunte, Sciacca e Vigata

-Dei due mari

-Golfo di Patti

-Golfo di Termini Imerese

-Isole di Sicilia

-Ibleo

-Costa dei Nebrodi

-Torri e tonnare del litorale trapanese

-Unicità del Golfo di Gela

-Riviera etnea dei ciclopi e delle lave

Giuseppe Messina

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