Perché Palermo è tenuta così male? Perché immondizia e mozziconi di sigarette per le strade?

RIFLESSIONI IN ‘CADUTA’ LIBERA’ DI UNA MADONITA: SI DICE CHE L’ORDINE TEDIA, MA L’ESOTICITA’ DI ALCUNI LUOGHI PUO’ NON ESSERE COMPRESA…

di Mari Albanese

Anche a costo di risultare “politicamente scorretti” una riflessione nasce in maniera assolutamente spontanea. Da madonita e ormai palermitana d’azione, mi sono sempre chiesta se gli abitanti di questa splendida città meritano la sua storia e la sua bellezza.

Un tempo Palermo era la capitale del regno normanno, basta passeggiare per le sue vie per rendersi conto di cosa ci hanno lasciato in eredità e di come la sciatteria panormita sia stata capace di ignorare tanta perfezione architettonica e storica. Un tempo c’era la munizza? Il non rispetto per l’altro? Dove sono finiti i giardini? Gli spazi che permettevano di vivere con dignità? Che fine hanno fatto i suoi abitanti?

Palermo è una città dai mille profumi: il cibo da strada, l’incenso, la cultura, la polvere, il sudore, ma se si presta molta attenzione si può ben sentire l’odore di decadenza. L’odore di decadenza è umido e rimane attaccato addosso come un tatuaggio, somiglia a quello delle melenzane e delle zucchine appena strappate alle serre e intrise di anticrittogamici, basta attraversare i mercati della Vucciria e di Ballarò per averne coscienza.

Palermo possiede delle strade straordinarie che profumano di fumo di sigarette appena spente con il movimento a chiocciola di pollice indice e medio, puoi sentire l’alito di zibibbo ad ogni angolo, di frittola, di interiora bollite, di milza fritta, gli acuti singolari del suo dialetto, la povertà e la ricchezza ostentata.

Tutte le sue contraddizioni emanano allo stesso tempo un disturbo ed un piacere particolare che non puoi tradurre al visitatore occasionale o al turista inebriato dal fascino che emana una città che porta in nuce il segreto della storia e lo strapotere dell’oggi, che si dispiega nell’antitesi del cosmos, ovvero in un caos non traducibile con categorie classiche e facilmente fruibili ai molti.

Non stupisce quindi che la Sicilia e Palermo non siano mete turistiche molto ricercate: e come potrebbe essere altrimenti? Si dice spesso che l’ordine tedia, ma l’esoticità di alcuni luoghi può davvero non essere compresa.

Chi è abituato a scegliere le capitali europee, ad esempio, non si sognerebbe mai di “scendere” fin qui e i motivi sono innumerevoli. Primo fra tutti: l’immondizia, sacchetti maleodoranti inondano le vie e costringono a slalom fastidiosi. I palermitani sono poi soliti lanciare i propri panni sporchi direttamente dal balcone costringendo i più a guardarsi non soltanto i piedi, ma anche la testa.

E poi, che gli animalisti si arrabbino pure, questa città non raccoglie le cacche dei propri animali, come se sporcare le vie fosse cosa normale e giusta. Basterebbe impegnare i tanti precari comunali ad ogni angolo di strada con capacità di multa per rimpinguare le ‘casse’ della città!

Quindi perché i turisti dovrebbero scegliere di pagare per passeggiare tra sporcizie e putreolenti escrementi? Perché dovrebbero scegliere Palermo e non Parigi ad esempio, con la sua megagalattica metro, con i musei sempre aperti e gratis la prima domenica del mese? La Senna è straordinariamente pulita ed affascinate, mentre l’Oreto solo a guardarlo rischia di farti venire la malaria…

Per le spiagge forse? Per quel carnaio di Mondello e le sue terribili cabine? E poi bisogna essere più realisti del re, qui proprio non ci si crede al turismo, anzi è quasi un fastidio parlarne, gli unici che hanno capito tutto sono coloro che possiedono cavalli, carrozze e moto ape, un po’ come le gondole veneziane.

Eppure il parigino Museo Nazionale del Medioevo di Cluny non ha nulla da invidiare al nostro Palazzo Abbatellis, la Cattedrale è bella quanto Notre Dame e in più puoi anche fare un salutino a Federico II e a sua moglie. Per non parlare degli spazi vuoti e inutilizzati dell’Albergo delle Povere che per bellezza (in miniatura) può essere paragonato al Louvre, ma sine Gioconda, anzi sine ogni tipo di esposizione.

Certo non avremo il D’Orsay o il Centro Pompidou, ma nemmeno l’attenzione e il rispetto per luoghi come il Castello di Maredolce o quello della Zisa. Inoltre il Palazzo dei Normanni nell’immaginario collettivo non è percepito come Versailles, ma come centro di potere e privilegio che purtroppo ingloba anche la bellezza della Cappella Palatina e delle stanze di Ruggero.

Come rispondono le politiche turistiche di una città che agonizza, ma che possiede un elevatissimo potenziale? Con il silenzio assordante che paralizza e mortifica ogni progetto, ogni tentativo di fare un salto di qualità. E i cittadini ci mettono del proprio considerando terra di nessuno i beni pubblici. Se tutto questo potenziale non esploderà andremo incontro ad un’implosione che distruggerà ogni cosa, ogni angolo che miracolosamente è riuscito ancora a sopravvivere all’incuria e alla nostra indifferenza.

 

Redazione

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