Eppure mesi fa laveva detto, tanto che lo ricorda ancora. Due giornate di campionato, un punto. A pesare di più, la sconfitta contro la matricola Pro Vercelli e i soliti disastri difensivi. È la vigilia della gara di Perugia, contro la capolista, lunica squadra a punteggio pieno del torneo. Maurizio Pellegrino sa di dover dare la svolta. Dentro o fuori. Alle porte di Torre del Grifo qualcuno giura daver riconosciuto lombra lunga di Pasquale Marino. A poche ore dal fischio dinizio, lincontro in sala stampa con i giornalisti è loccasione per discuterne.
«Sapevo sin da questa estate di non potermi permettere neanche dieci minuti di gioco insoddisfacente. Figuriamoci un punto in due partite». Volto disteso ma parole tiratissime. Quando largomento cade sui nomi dei successori circolati in settimana, Maurizio Pellegrino non perde laplomb eppur fatica a non far trapelare il fastidio. «Il calcio è questo. Quando i risultati non sono quelli attesi, accade di leggere che questo o quel collega sia pronto a succedere sulla panchina. Tuttavia ad occupare i miei pensieri non può che essere il bene del Catania, la prossima partita. Dobbiamo rispondere sul campo ai nostri tifosi, che sono comprensibilmente amareggiati».
Impegno che incombe. Addetto stampa e staff sono già in tenuta trasferta: pantalone elegante, camicia bianca e cravatta. Alle 13 la partenza da Fontanarossa. Pantaloncini, maglietta griffata col Liotru, Pellegrino affronta così il Perugia: «È la capolista, è a punteggio pieno, è una squadra che ha grande entusiasmo. Aspetti che vanno intesi come grande opportunità per dimostrare il nostro valore».
Non perde mai latteggiamento positivo, lallenatore del Catania. Un altro atteggiamento, invece, pretende di cambiare: «Dobbiamo presentarci in campo con un piglio diverso. Specie nel secondo tempo. Conta più della tattica». Perché? «Parla il campo. Due punti persi contro il Lanciano, la sconfitta di Vercelli. Episodi figli degli stessi errori». Parliamone allora: «Nel primo tempo abbiamo sempre fatto bene, tanto è vero che siamo passati in vantaggio in entrambe le gare». Poi, invece: «Nella ripresa forse credevamo che la partita fosse già nostra, chiusa». Primo errore, il secondo: «Non voglio parlare delle espulsioni. Ma la gestione del recupero del pallone, ad esempio, va rivista».
Non cè due senza tre: «Il modo in cui abbiamo preso i gol». La difesa, insomma: «Come collettivo, reparto ed individui. Rivedere gli errori commessi deve aiutarci a migliorare. Voglio vedere una squadra che sbagli molto meno». Non si sbilancia più di così, Pellegrino. Non parla di tattica (possibile il ricorso al 3-5-2), non parla degli assenti (Almiron, Barisic, Rolin tra i nomi fuori dai convocati). Quando, però, il microfono di una Tv locale scivola dal tavolo e sta per precipitare a terra, zac: da che risponde alla domanda a che salva da morte certa lapparecchio, regalandogli la dichiarazione più tagliente: «Avessero loro i riflessi che ho io!». Loro chi? Risposta pronta: «Naturalmente laddetto stampa». Ma a Perugia non sarà lui a scendere in campo, bensì loro.
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