Caltagirone, tensioni tra i migranti in attesa Allarme del M5s: «Monta un certo razzismo»

Le tensioni tra i migranti ospiti dei centri di accoglienza del Calatino, stanchi per i mesi di attesa passati prima di incontrare le commissioni che dovranno valutare le richieste di asilo, sono sfociate nelle scorse settimane in diverse manifestazioni a Caltagirone. Una situazione che ha visto anche degli scontri con le forze dell’ordine, tanto da spingere il sindaco Nicola Bonanno a chiedere al prefetto catanese Maria Guia Federico, l’allontanamento di 11 nigeriani richiedenti asilo di uno dei centri della cittadina. «Pretendiamo il rispetto della legge, ma c’è da riconoscere che i migranti sono abbandonati a se stessi», afferma il deputato all’Assemblea regionale del Movimento 5 stelle Francesco Cappello.

«Quello che abbiamo messo sempre in discussione è il patto per la sicurezza, che ha come obiettivo non l’accoglienza ma un altro tipo di speculazione», sottolinea Cappello, di origini calatine. «A Caltagirone è ormai facilissimo aprire uno sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr). Quanti ce ne sono? – si chiede – Bella domanda. È una delle richieste che stiamo avanzando al prefetto, una mappatura di tutte le strutture». Il rischio, secondo il deputato, è che l’esasperazione dei migranti possa avere delle ripercussioni sui cittadini. «Sta montando un certo razzismo, una cosa innaturale perché Caltagirone, Mineo, Grammichele non sono razzisti». E, inoltre, c’è da tenere sotto controllo tutto l’indotto creato dal sistema accoglienza. «Non possiamo basare l’intera economia della nostra zona su questo – sbotta Cappello – Senza tenere conto che tutte le politiche dell’accoglienza gravano sui servizi sociali degli enti locali».

Il Movimento 5 stelle, anche attraverso l’intervento del deputato nazionale Gianluca Rizzo, chiederà sia una maggiore attenzione nel rispetto della verifica dei requisiti di concessione di asilo – «è giusto che chi ha bisogno venga tutelato» – che l’allontanamento immediato di quanti trasformano le proteste in reati. E poi una maggiore informazione nei confronti dei cittadini, soprattutto nel caso in cui vengano aperti nuovi centri sprar. «Vorremmo che i cittadini fossero coinvolti. Mi metto nei panni di chi è disperato, vogliono andare via – conclude Francesco Cappello – Ma la popolazione inizia ad avere paura».

Carmen Valisano

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