Pd, piovono ricorsi in attesa dell’intervento di Roma Cosa c’è dietro la minaccia di fermare le primarie

Comunque vada, resterà soltanto cenere. Il congresso del Partito Democratico in Sicilia, come ampiamente previsto da più parti, si è trasformato in una vera e propria guerra tra tribù, senza esclusione di colpi. Sarebbero oltre una decina i ricorsi già presentati, mentre l’ennesimo strappo si è consumato nella giornata di ieri, quando la commissione per il congresso (a maggioranza renziana) ha rinviato il termine per le candidature al prossimo 13 dicembre. Una decisione repentina che ha colto di sorpresa diversi esponenti di area zingarettiana, giunti a Palermo per firmare i documenti di accettazione delle candidature da Enna e da altre province, trovando la porta di via Bentivegna (sede regionale del partito) chiusa.

È così che Teresa Piccione in serata è sbottata, minacciando di far saltare le primarie. E non solo. «In queste ore – scrive su Facebook – in cui si sono verificate ripetute violazioni dello statuto e del regolamento congressuale del Pd, mi giungono da più parti sollecitazioni di ricorrere alla magistratura per salvaguardare la legalità all’interno del partito. Il Pd è un bene collettivo da salvaguardare ben oltre le divisioni congressuali». Una posizione alla quale questa mattina replica il segretario dem uscente (e presidente della commissione per il congresso), Fausto Raciti, sostenendo che l’organismo previsto dallo statuto del partito «non ha rifiutato liste di alcun candidato, che oggi non ci sono state infatti in alcun modo sottoposte. La commissione ha semplicemente prodotto il rinvio del deposito dei nominativi, come richiesto dall’onorevole Speziale per consentire proprio alla mozione Piccione di svolgere una riunione che avevano in programma dalla giornata di ieri. Tutto ciò – prosegue Raciti – è anche dimostrato dal fatto che i componenti presenti in commissione hanno depositato i simboli, la cui scadenza era fissata il 10 dicembre alle ore 20, in modo assolutamente sereno e senza rilasciare alcuna dichiarazione in merito a fantomatici rifiuti, compreso il delegato di Teresa Piccione, Vincenzo Lo Re, presente alla seduta. Sulle altre argomentazioni poste da Teresa Piccione a mezzo stampa – conclude Raciti – come noto deciderà la Commissione nazionale di garanzia alla quale ribadiamo fiducia». 

Il parere (non vincolante) di Roma è previsto per oggi pomeriggio e in base a quello potrebbero essere più chiare le sorti delle primarie di domenica prossima. Intanto a replicare a Raciti è lo stesso Lillo Speziale, l’ex tesoriere del partito citato dal segretario uscente. Secondo l’esponente zingarettiano, «Raciti dovrebbe svolgere il suo ruolo con equilibrio e ragionevolezza e soprattutto come interprete fedele del regolamento e dello statuto quadro nazionale, anziché riferimento di una maggioranza che tende a piegare le regole nel proprio interesse. Raciti – prosegue Speziale – dichiara che avrei fatto una richiesta di rinvio della presentazione delle candidature. Dove? Quando? In quale sede? O è un modo per sviare l’attenzione per le ripetute violazioni del regolamento quadro nazionale?».

Secondo l’ex tesoriere, «la commissione regionale non solo ha rinviato la data della presentazione delle liste ma vuole istituire la mappa dei seggi (non è un caso che è circolata una mappatura dei seggi di Catania sconosciuta al segretario di federazione in contrasto con il regolamento nazionale) e nominare i presidenti e gli scrutatori, in contrasto con le norme del regolamento nazionale e con lo statuto. Qualcuno – conclude Speziale – anziché interrogarsi, e il congresso poteva essere una buona occasione, sulla drammatica crisi del Pd e del suo rapporto con la società, lo vuole trasformare in un ricorsificio di azzecca garbugli. Non si aspettano certo questo i nostri elettori. È il modo peggiore di svolgere un congresso». Comunque vada, appunto, resterà soltanto cenere.

Miriam Di Peri

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