Gli ex dipendenti del call center Qè non interrompono l’occupazione di palazzo Alessi, sede del consiglio comunale di Paternò. Una forma di protesta pacifica e priva di toni provocatori. «Noi di qui non ci muoviamo – dicono – non ce ne andremo da qui fino a quando non avremo risposte certe». I manifestanti non avrebbero gradito la proposta proveniente dalla prefettura di Catania, comunicata tramite il sindaco Nino Naso: smontare il presidio, in modo tale che per martedì possa avere luogo un incontro negli uffici di via Minoriti, ipotesi avanzata tempo fa dai sindacati di categoria. Il neo-eletto presidente della Regione Nello Musumeci, poi, avrebbe dato la sua disponibilità ad avviare un tavolo di concertazione con il ministero del Lavoro.
Nel tentativo di trovare un’intesa tra tutte le parti, il presidente del consiglio comunale Filippo Sambataro aveva convocato per questa mattina una seduta consiliare urgente e straordinaria, aperta agli amministratori dei Comuni limitrofi. In Qè, infatti, trovavano occupazione persone provenienti da Camporotondo Etneo, Misterbianco, Motta Sant’Anastasia, Ragalna, Santa Maria di Licodia, Belpasso, Biancavilla e Adrano. Oltre 200 persone assunte a tempo indeterminato (tra cui 145 per conto della Transcom, per servizi Inps-Inail, e 90 per i servizi Enel) che si sono ritrovate senza impiego: il 6 dicembre scadono gli ammortizzatori sociali.
Diversi, nel corso della seduta, sono stati gli interventi da parte di ex dipendenti, sindacalisti, amministratori locali, e ancora deputati regionali e nazionali e infine gli stessi consiglieri comunali paternesi. Il filo comune è la ricerca di un’unità di intenti tra tutti gli attori della vicenda. «La prefettura ha difficoltà a convocarci perché i ragazzi mantengono il presidio – ha detto Giacomo Rota della Cgil -. E io dico loro di mantenerlo perché siamo di fronte a un fatto strano: un’azienda che ha lavorato bene e che all’improvviso è saltata. Oggi – prosegue il cigiellino – dobbiamo proteggere i lavoratori. Lo dico a chi continua a rifiutarsi di approvare una legge contro le gare al massimo ribasso che sono una porcheria. Se necessario, andremo sotto la prefettura a fare il presidio».
Per Maurizio Attanasio della Cisl «questo atto di solidarietà verso i lavoratori si deve trasformare in qualcosa di concreto, ossia deve uscire fuori un documento unitario ma ben chiaro. Ci vogliano fatti concreti – aggiunge – non ho sentito parlare di possibili vantaggi fiscali per chi assume, o di un raccordo con la Regione per far ottenere finanziamenti europei alle azienda che assorbono questi lavoratori». Pippo Glorioso, primo cittadino di Biancavilla, ha invitato i colleghi sindaci ad approvare «un ordine del giorno in cui si punti la massima attenzione sulla vertenza, che deve essere di tutti».
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