Parole e libertà: il Vilipendio di Sabina Guzzanti

E’ il 10 luglio 2008 quando Sabina Guzzanti da Piazza Navona tira fuori dalla manica un discorso dai toni accesi, una denuncia contro la corruzione della classe dirigente. Destra, sinistra, clero poco importa, Sabina parla “come se fossimo in un Paese libero” in un’Italia che tanto libera non è, specie in materia d’informazione, come ha cercato di ribadire in più occasioni. E non se n’è affatto pentita di quel discorso di Piazza Navona anche se i giornali nazionali del giorno dopo – senza eccezioni, purtroppo – hanno titolato che si trattava di vilipendio al Papa, reato punibile con fino a cinque anni di reclusione.

Ma vilipendio evidentemente non doveva essere se la Guzzanti adesso va in giro per i teatri d’Italia col suo nuovo spettacolo: i Patti Lateranensi sono stati infatti cambiati da Craxi ma questo i giornali nazionali non lo sanno e ci hanno raccontato un’altra favola appunto, quella forgiata dallo sgoverno per mano del pio Alfano, che tra un condono e un’impunibilità, ha trovato lo spazio di “perdonare” la vilpendiosa Sabina. Che sia stata par condicio?

Ma allora cosa resta del vilipendio? Solo una causa civile (e non penale) di Mara Carfagna sulle intercettazioni: “1 milione di euro. Bella donna ma che tariffe!” scherza lei.

Così, finito il primo vilipendio, ne comincia un altro: Vilipendio tour.

Ed è uno spettacolo diverso da “Reperto Raiot” quello che ci propone stavolta a ritmo di rap, nei panni di dj, giusto per rispondere alle critiche di chi la definisce “showgirl” o “soubrette”.

Ma oltre alle musiche e ad una travolgente danza Maori, quello che emerge, con intervalli di imitazioni (Finocchiaro, Sgarbi, Bertinotti, Di Pietro e l’immancabile Berlusconi con alloro in testa, tanto per citarne alcuni), è una riflessione sul linguaggio, sulla satira, sulla libertà di espressione, sulla libertà in generale.

Può la satira porsi dei limiti oltre a quelli che già impone la legge? Piazza Navona ha oltrepassato il limite? La satira è di sinistra? “No, esiste anche la satira di destra, come quella che offende gli omosessuali, ma quello non è superare un limite, è avere un limite”. Fin dove può arrivare la satira e che toni deve usare? La realtà è comunque più forte della satira? Ed ecco la risposta, ormai celebre, della Palombelli: “Io ad esempio so essere molto più stronza di come mi dipingete”.

Eppure, ci ricorda Sabina, questi limiti sono arrivati con Berlusconi, così come con Berlusconi si è tornati a parlare di fascismo. Già, il revisionismo fascista, un altro tema che tanto ci propinano: fascisti buoni e partigiani cattivi.

E che potere hanno le parole? Tanto, visto che la reazione a Piazza Navona è stata così forte. Parole e libertà: perché non si può dire ciò che è vero? Perché non si può dissentire su niente? “Non si può parlare di giustizia perché non si arriva alla fine del mese; non si può parlare di scuola perché non si arriva alla fine del mese; non si può parlare di informazione perché il vero problema è che non si arriva alla fine del mese; non si può parlare dei loro reati perché non si arriva alla fine del mese; non si può neanche parlare di aumentare gli stipendi perché non si arriva alla fine del mese”.

Parole e libertà appunto, ma non solo. Parole e significati, come quelli che cerca nella finta opposizione della sinistra. Parole efficaci e domande vere: “chi nel centro sinistra si prende Casini? No, la vera domanda è: ma con Casini che ci fai?”.

E anche parole e pronuncia se vogliamo. Come quel “dabliù dabliù dabliù” invece dell’italiano “www” per leggere un sito internet.

Ma soprattutto parole e toni: la rabbia. Anche questo altro elemento della satira come ad esempio l’invettiva satirica. Era arrabbiata a Piazza Navona: “ma chi vedendo una situazione del genere non si arrabbia? Io come minimo mi arrabbio”. Cambiare il punto di vista: guardare la rabbia come “il primo passo che ci porta all’apertura verso l’esterno, cominci a capire che c’è qualcosa da cambiare fuori, un sentimento costruttivo e necessario che si elabora man mano”.

Parla per due ore e venti senza pausa Sabina e ci invita a parlare, a non nasconderci, a vivere liberi. Perché la libertà di un Paese si misura con la libertà di informazione, con la libertà di espressione, non certo solo con le elezioni, talvolta gesto simbolico. E come è possibile difendere la libertà? “Esternare, parlare senza paura. Godiamoci la libertà finché c’è perché l’unico modo per difendere la libertà è esercitarla”.

Intanto il Vilipendio Tour continua e a febbraio toccherà la Sicilia: il 5 al Teatro Golden di Palermo, il 6 al Metropolitan di Catania e il 7 al Teatro Tenda di Ragusa e di una cosa possiamo star certi: saranno due ore e mezza di libertà di espressione.

Lucia Occhipinti

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