Parco Etna, Caputo rompe la concordia fra i sindaci Braccio di ferro su incompatibilità, terna può saltare

Il nome sul tavolo, al momento, è sempre quello là. L’ex sindaco di Belpasso Carlo Caputo diventa così il nodo centrale di una discussione che promette di complicarsi ancor di più. Perché, pur fra sfumature e casacche di partito annacquate, gli equilibri fra i venti sindaci del Parco dell’Etna impegnati nell’elaborazione della terna per la futura presidenza sembrano adesso polarizzarsi. Ci sono coloro a cui l’ex primo cittadino, alfiere di Diventerà bellissima, va benissimo – Belpasso e Randazzo in prima linea – e si dicono pronti a tutto per inserirlo nel trio di nomi richiesto dal governatore Nello Musumeci. C’è invece un gruppo di sindaci – che pare incrementarsi di ora in ora, mettendo assieme Pd e schegge ribelli di centrodestra – al lavoro, più o meno dichiaratamente, per far saltare la scalata di colui che, ormai da quasi un anno, è indicato come il favorito per succedere a Marisa Mazzaglia.

Ad oggi, così, la scelta migliore è ancora spedire il pallone in tribuna. L’esito cioè della riunione di ieri fra i venti, cui ne seguirà un’altra fissata per lunedì, un giorno prima del termine ultimo dato da Musumeci. Il presidente attende per il 15 gennaio una terna votata all’unanimità, fra i cui nomi poi il governo dovrebbe fare la scelta. Dopo l’ultimo confronto fra i sindaci, pare restare in piedi solo l’accordo di massima sui profili da inserire nella terna: uno dei sindaci in carica, un tecnico dal curriculum inappuntabile e un ex amministratore. Su questa casella si concentrano le perplessità maggiori, sempre in chiave anti-Caputo. «Non vogliamo rendere il Parco un poltronificio, nessuno spazio per gli ex alla presidenza di un ente che chiede altro», dice senza mezzi termini a MeridioNews Pippo De Luca, il sindaco di Maletto. Lo seguono anche altri colleghi sull’idea invece di concentrarsi sull’indicazione di un sindaco: «Gli amministratori conoscono il territorio, per i Comuni sarebbe facile dare al presidente un mandato e fissare gli obiettivi». Intanto, però, solo un aspirante sindaco-presidente ha avanzato la candidaturaAngelo D’Agate, sindaco di Adrano – mentre altri nomi circolati non appartengono alla categoria: si va infatti dall’ex sindaco di Biancavilla area FI  Mario Cantarella, a Pietro Ambra, presidente dei giovani imprenditori della Confcommercio catanese.

Non usano invece picconate, pur sollevando molteplici perplessità, gran parte dei sindaci di area Pd, perlopiù legati al deputato Ars Anthony Barbagallo. Ci si concentra soprattutto sulla ventilata inconferibilità che ostacolerebbe Caputo. È passato meno di un anno da quando il suo mandato da sindaco di Belpasso è terminato: troppo poco, secondo i critici, alla luce della legge Madia che blocca il conferimento di incarichi negli enti pubblici agli ex amministratori. Pur senza rappresentanza fra i sindaci del Parco, il tema legale ha messo in guardia pure il Movimento 5 stelle. «La nomina di Caputo, se confermata, non solo sarebbe inopportuna – dice la deputata Ars Gianina Ciancio – ma presenterebbe anche un evidente profilo di incompatibilità. Non so come il governo intenda aggirare e forzare la mano, significherebbe cominciare un braccio di ferro su una scelta dal sapore di un pareggio di conti politico». Le cose non starebbero così, secondo coloro che sostengono l’opzione Caputo i quali, sottovoce, sottolineano come a giugno – a un anno esatto dalla fine del mandato a Belpasso – l’inconferibilità dovrebbe venir meno.

Dall’area dem, comunque, giungono poi indicazioni più generali. Arrivare a una terna con nomi non in regola con i requisiti sarebbe, secondo qualche sindaco, una specie di autogol. Così come lo sarebbe – ribattono altri – «non cogliere l’opportunità concessa da Musumecichiesta peraltro da noi Comuni, di avanzare una rosa di nomi» e far saltare il tavolo. Il rischio è infatti che all’unanimità non si arrivi mai: anche un solo sindaco irriducibilmente in disaccordo potrebbe diventare un ostacolo insormontabile. Lunedì comincia un’altra partita.

Francesco Vasta

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