Pandemia e criminalità. Famiglie sono a rischio usura Antiestorsione: «Arrivano le prime richieste d’aiuto»

Covid-19 e lockdown. Un binomio che ha avuto ripercussioni in ogni settore della società, compresi quelli in cui fanno affari la criminalità e le organizzazioni mafiose. Ma se da un lato c’è stata una diminuzione generale dei reati, come sottolineato nell’ultimo report dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sui rischi di infiltrazione, dall’altro alcuni fenomeni, come l’usura, hanno fatto accendere la spia rossa. L’ultimo a lanciare l’allarme è stato il segretario generale della Conferenza episcopale italiana Stefano Russo nel messaggio inviato alla Consulta nazionale antiusura. «In Italia le stime ci dicono che ci sono due milioni di famiglie in sovra-indebitamento e cinque milioni in equilibrio precario tra redditi e debiti». Un monito che riguarda tutte le regioni ma che suscita particolari attenzioni, anche investigative, nel Meridione. In alcuni contesti il Covid-19 ha creato condizioni favorevoli per gli strozzini, in uno scenario per certi versi già compromesso. «Dalle spese primarie al pagamento di fornitori, i campi in cui si annida il rischio usura sia familiare che d’impresa», si legge nel report.

«Si tratta di un fenomeno chiaro e ci aspettiamo che le richieste di aiuto aumentino», commenta a MeridioNews Nicola Grassi, presidente dell’associazione antiestorsione di Catania Libero Grassi. «Il meccanismo è legato – continua – alla grande disponibilità di liquidità da parte della criminalità organizzata. Non bisogna però fare l’errore di accostarlo soltanto ai clan». L’usura è una forma criminale complessa praticata anche da professionisti o insospettabili. «I soldi non li presta solo la mafia. Davanti a una crisi finanziaria generale ci sono tante persone senza scrupoli pronte a mettere mano al portafoglio». La pandemia è tutt’altro che finita e le nuove restrizioni per contenere l’innalzamento dei contagi potrebbero fare crescere ancora di più il numero persone in difficoltà. 

«Bisogna diffidare da chi fornisce numeri precisi su questo fenomeno – continua Grassi – Per avere un’idea reale bisognerà attendere almeno dodici mesi». Determinanti saranno infatti denunce e richieste d’aiuto alle associazioni e qualcuno comincia già a farsi avanti. La fetta più grossa delle richieste d’aiuto potrebbe arrivare dai commercianti. Si tratta di realtà piccole o medie che non riescono a trovare l’appoggio delle banche, dello Stato o delle Regioni. In Sicilia, per fare un esempio, gli incentivi previsti nel BonuSicilia hanno dovuto fare i conti con il flop del click-day. Il successivo cambio di rotta con ogni probabilità prevederà aiuti a pioggia ma con somme di circa duemila euro a imprenditore. «La principale preoccupazione – prosegue il report – è nella capacità della criminalità di offrire denaro a facili condizioni, sia a imprenditori che non riescono a farlo o quantomeno a farlo velocemente nel circuito legale. L’usura è il grimaldello per entrare nel circuito economico».

«L’elargizione di prestiti a usura alle attività commerciali da parte dei sodalizi delinquenziali mirano a subentrare nella proprietà o nella gestione delle imprese più deboli, trasformandole in uno strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti», si legge nello studio dell’Organismo permanente di monitoraggio. E per chi non riesce a onorare il debito potrebbero aprirsi anche scenari nuovi. «I clan in cambio dei soldi potrebbero chiedere voti durante le tornate elettorali, con le vittime e le persone a loro collegate costrette a seguire le richieste della criminalità organizzata. Scenario possibile – conclude Grassi – ma difficile da provare». 

Dario De Luca

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