Pallacanestro Trapani, parla Matteo Jemoli «Arriviamo ai playoff, poi ce la giochiamo»

«Vogliamo arrivare tra le prime otto per qualificarci ai play off. Se ci dovessimo riuscire, a quel punto vogliamo giocarcela con tutti». Matteo Jemoli, assistant-coach della Pallacanestro Trapani, non ha dubbi per quanto riguarda gli obiettivi della squadra granata, anche se ammette che non sarà facile riuscirci: «Dovremo giocarcela con diverse dirette avversarie, a partire da Biella che sarà il nostro prossimo rivale. La classifica è comunque molto corta, con due vittorie di fila riesci a raggiungere le squadre che ti stanno davanti, mentre con due ko ripiombi nel gruppo di quelle che sono messe peggio. Ogni domenica sarà uno scontro diretto».

Domenica si tornerà in campo dopo un turno di stop per gli impegni che hanno visto alcune squadre di serie A2 impegnate nella IG Basket Cup di categoria: «Questa settimana di riposo – continua Jemoli – ha rappresentato un bene perché negli ultimi due mesi abbiamo avuto diversi infortuni e molti ragazzi hanno giocato con poche rotazioni, gettando il cuore oltre l’ostacolo e facendo delle grandi prestazioni. I ragazzi meritavano qualche giorno di recupero sia fisico, sia mentale, mentre quelli che erano indisponibili hanno potuto usare questi giorni per rimettersi in condizione». I siciliani saranno impegnati al Biella Forum per affrontare l’Angelico, squadra che li affianca in classifica a quota 24 punti: «Anche Biella avrà utilizzato la settimana di riposo per rifiatare. Nelle ultime partite hanno fatto molto bene e nel girone di ritorno l’Angelico ha un ruolino di marcia più che buono. Non sarà semplice, ma come al solito prepareremo la partita nel migliore dei modi».

La settimana di pausa è arrivata sul più bello, con la Lighthouse che aveva conquistato un importante successo nello scontro diretto con Casale Monferrato: «È proprio da lì – spiega Jemoli – che dobbiamo ripartire, i ragazzi sono stati bravi e hanno giocato con una difesa attenta contro una squadra che gioca un ottimo basket e che ha un sistema collaudato da tre anni. Anche in attacco siamo stati bravi, passandoci la palla e colpendoli nei loro punti deboli. Questa gara ci deve dare fiducia». Il tecnico spiega poi come si prepara una partita durante la settimana: «Si parte dai video per studiare gli avversari: visioniamo le ultime tre o quattro partite e anche la gara di andata. Cerchiamo di capire quali sono le situazioni più pericolose create dagli avversari e quali i loro punti deboli. Sulla carta c’è sempre un piano, ma è logico che in partita può saltare. Per questo servono anche un piano B o un piano C da potere utilizzare».

Non a tutti è chiaro in cosa consiste il ruolo dell’assistant-coach, così è lo stesso Jemoli che prova a fare chiarezza: «Fondamentalmente si divide in diverse fasi: bisogna studiare insieme al capo allenatore gli avversari per poi produrre una relazione scritta e video da fornire ai giocatori. In campo ci si occupa del lavoro individuale durante le mattine, mentre il pomeriggio l’allenamento è gestito dal capo allenatore (Ugo Ducarello, ndr), con l’assistente che deve dare dei segnali flash senza interrompere la seduta. Durante la partita si cerca di collaborare con il coach che poi prende le decisioni». Un altro punto focale che riguarda anche le squadre italiane è la decisione di affidarsi sempre più frequentemente ad atleti stranieri, americani in primis. A Trapani ce ne sono quattro, tre a stelle e strisce e uno di nazionalità argentina. «Non è difficile farsi capire dagli stranieri – afferma Jemoli – perché basta sapere l’inglese, cosa ormai indispensabile nel nostro lavoro. Ci intendiamo senza nessun tipo di problema».

Un problema potrebbe invece essere l’ambientamento in un Paese diverso, ma anche in questo caso il vice allenatore smentisce. «Gli stranieri vivono molto bene la città e hanno il vantaggio di essere arrivati qui con la famiglia che per loro rappresenta un punto di riferimento. Trapani è una città a misura d’uomo, è molto semplice viverci. Li vedo molto coinvolti, chiedono spesso magari dove poter acquistare una cosa piuttosto che un’altra e secondo me non hanno nessun problema a integrarsi». L’adattamento a un basket diverso è invece qualcosa che può richiedere tempo: «Filloy e Mays – spiega Jemoli – sono due giocatori di grande esperienza che hanno giocato per tanti anni in Italia, sia in serie A sia in Legadue. Conoscono benissimo il basket italiano ed europeo, anche meglio di alcuni italiani».

Sempre in termini di adattamento, il discorso è invece diverso per gli altri due stranieri che compaiono nel roster trapanese: «Per quanto riguarda Griffin e Okoye – afferma Jemoli – quest’ultimo ha giocato l’anno scorso in serie A, a Varese. Il primo invece è arrivato come un nuovo giocatore in tutto e per tutto, quindi ha dovuto abituarsi alle regole, ai tipi di difese, ai tipi di attacchi e alle richieste del coach. Dopo un periodo di adattamento, le sue prestazioni hanno dimostrato che non ha avuto alcun tipo di problema a prendere confidenza con il basket italiano». Infine, l’assistant coach ha voluto dire la sua sul tipo di rapporto molto genuino che lega la squadra granata e i tifosi che ogni settimana stanno vicini ai giocatori: «Il fattore tifosi è sicuramente importante: durante la settimana qualcuno viene a vedere gli allenamenti. Capita anche di trovare al bar o per strada qualcuno che si informa sullo stato della squadra. La domenica è bellissimo vedere la gente che viene al Palazzetto per sostenerci e credo che il ruolino di marcia che abbiamo avuto in casa sia una testimonianza di quanto loro siano importanti. Lo scambio in termini di entusiasmo tra la squadra e i tifosi – conclude Jemoli – è vicendevole, per questo si è creato un bell’ambiente».

Luca Di Noto

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