Palermo, un’altra occasione gettata al vento Solo la matematica tiene in vita i rosanero

Lo avevamo detto in sede di presentazione della partita: solo con una vittoria il Palermo avrebbe potuto sperare di agganciare in extremis il treno salvezza. Pareggiando, i rosanero si sono presentati in ritardo alla stazione. I vagoni sono passati e la fiammella della speranza si va spegnendo anche perché alla luce del blitz vincente dell’Empoli sul campo della Fiorentina sono diventati dieci, a sei giornate dal termine, i punti di distanza dal quartultimo posto. Solo la matematica tiene in vita il Palermo a cui adesso servirebbe un vero e proprio miracolo ma questa squadra è in grado nel rush finale del campionato di compiere l’impresa? Difficile per non dire impossibile. Il Palermo di ieri, parente stretto di quello ammirato nelle ultime settimane dal punto di vista dei valori tecnici, non è nelle condizioni di invertire il trend. Chi non ha la capacità di battere il Bologna sceso in campo ieri al Barbera non può fare molta strada.

Impresa? I rosa, in realtà, una l’hanno già fatta riuscendo a non segnare ad un avversario che, come si evince analizzando il film della gara, più di una volta ha steso il tappeto rosso ai padroni di casa offrendo su un piatto d’argento la possibilità di gonfiare la rete. Solo il Palermo poteva non approfittarne e il fatto che i rosa abbiano giocato dal 25’ del primo tempo in superiorità numerica per l’espulsione rimediata da Pulgar (punizione troppo severa e sproporzionata rispetto ai contenuti agonistici dell’incontro) rappresenta un aggravante. Una squadra che sbaglia due gol clamorosi a porta sguarnita (nel secondo tempo con l’ex di turno Diamanti e con Sallai sugli sviluppi di una corta respinta di Mirante su un cross rasoterra di Cionek) e che non riesce a sfruttare l’inerzia favorevole di una partita abbordabilissima contro un Bologna dignitoso ma con la mente altrove non merita di stare in serie A.

Cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia o cambia in minima parte. Bortoluzzi, che non ha la bacchetta magica, in pochi giorni non poteva rendere competitivo un gruppo con una qualità così modesta. La mano del successore di Lopez non si è vista o, per meglio dire, si è vista solo nella stesura di una formazione con un solo italiano (il portiere Fulignati) e imbottita di giocatori spinti verso la titolarità da quel vento dell’Est tanto gradito a Zamparini (ma non si era defilato?) e ai suoi consulenti. Diverse scelte e diverse mosse sono incomprensibili: perché, ad esempio, lasciare in panchina due giocatori esperti come Rispoli e Gazzi? E perché devono trovare spazio dal primo minuto elementi impresentabili come Balogh e Trajkovski? Un insulto alla logica e alla meritocrazia. E perché non deve avere maggiore visibilità uno come il giovane palermitano Lo Faso che, a prescindere dal buon contributo fornito ieri da quando è entrato in campo al posto di Balogh al 40’ del primo tempo, può dare in questo momento qualcosa in più anche in termini di attaccamento alla maglia e senso di appartenenza?

È una delle tante domande alle quali è difficile rispondere in un contesto come quello rosanero in cui regna la confusione e in cui le decisioni degli allenatori, influenzati dagli input provenienti dall’alto, raramente tengono conto dell’aspetto puramente tecnico. Il primo punto dell’era Baccaglini, un punto che interrompe la serie di cinque sconfitte consecutive, ha un sapore amaro. Hanno avuto ragione coloro che hanno deciso di non vedere la partita ma, nello stesso tempo, vanno elogiati i presenti al Barbera (9.915 il totale degli spettatori) perché non era facile resistere fino all’ultimo allo spettacolo imbarazzante offerto dalle due squadre. Una (il Bologna) svagata e in vena di regali come dimostrano anche le due occasioni fallite da Di Francesco a tu per tu con il portiere. L’altra (il Palermo) intenzionata a dare qualche segnale di vita ma prigioniera, come da copione, dei propri limiti e dei propri errori.

Antonio La Rosa

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