Oltre al danno la beffa. Il danno è quello di vedersi ridurre drasticamente le ore di lavoro (e lo stipendio). La beffa è che l’operazione si chiama contratto di solidarietà. Che razza di solidarietà è affamare i dipendenti? Forse dovremmo chiederlo a chi, da qualche anno a questa parte, in Italia sta smantellando le tutele dei lavoratori. Fino all’attuale presidente del Consiglio, Mario Monti, che esorta a non ambire più al posto fisso (tanto lui e famiglia ce l’hanno di certo).
Ma tant’è. Questo è quello che si prospetta all’orizzonte a Palermo per i 500 impiegati dell’Almaviva di Palermo, la società che gestisce i call center di Sky, Wind, Alitalia, Tim ecc….
Il panico è già alle stelle. Si parla di dipendenti che guadagnano tra i 500 e i 1200 euro al mese e ai quali viene prospettata l’ipotesi di passare tre giorni a casa senza il becco di un quattrino. L’alternativa, ammesso e non concesso che venga autorizzata, sarebbe la cassa integrazione speciale. Perché succede? Perché l’azienda piange la fame.
Non si capisce però come una società in crisi possa continuare a fare investimenti in Brasile (come sta facendo Almaviva) e in altri paesi europei. Non a caso la Ugl telecomunicazioni, l’anno scorso in un momento in cui si cominciava a delineare questa strategia, ha parlato di un’operazione che mira a coprire le reali intenzioni, ovvero la delocalizzazione.
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