Palermo, il Partito democratico a un bivio

Quella che riportiamo è un’analisi fatta ieri da Raffaele Bonafede. Un approfondimento che parte dall’articolo che abbiamo pubblicato, sempre ieri, dal titolo: “L’effetto Udc, D’Alia e Leoluca Orlando”. Abbiamo deciso di pubblicarla oggi a mo’ di articolo perché contiene spunti interessanti. A cominciare da una tesi che la direzione di questo giornale non condivide. Ma siccome il bello della democrazia è proprio l’incontro tra persone che la pensano in modo diverso, lo pubblichiamo e lo commentiamo. Se poi si aprirà un dibattito, tanto meglio.

“L’analisi dell’articolo secondo me è un po’ incompleta. Alcuni spunti sono interessanti, ma non colgono la situazione nella sua reale portata. L’uscita dell’UDC dalla maggioranza secondo me è il primo passo per chiedere il Governo Politico all’ARS e superare la fase dei cosiddetti ‘tecnici’. Condivido poi l’idea che questo è un passaggio utile a definire le posizioni delle prossime amministrative: a Palermo la scelta di Orlando di candidarsi in ogni caso e bypassare le primarie indurrà il PD, TUTTO IL PD a scegliere definitivamente l’alleanza con il Terzo polo. La realizzazione di un Governo Politico all’ARS fa diventare irrinunciabile l’alleanza tra PD e TERZO POLO anche alle amministrative Palermo, con o senza Rita Borsellino, con o senza Lupo. Non si devono illudere purtroppo molti che questa linea del PD sia perdente. Io non lo credo affatto, credo invece l’esatto contrario: un buon candidato PD-TERZO POLO probabilmente sarà il nuovo sindaco di Palermo. Ci tengo a precisare che non è quello che personalmente volevo. Una soluzione alla PISAPIA a Palermo sarebbe secondo me stata quella giusta, ma non riuscirà per la debolezza politica di SEL che a Palermo conta ben poco”.

Raffaele Bonafede

 

Caro Raffaele,

nella vita – soprattutto nella vita di cronista a commentatore politico – non ho mai avuto grandi certezze. Tant’è vero, come non ti sarà certamente sfuggito, che il ‘taglio’ dell’articolo di ieri era quasi tutto al condizionale. Partendo, insomma, da dubbi, che sono sempre i miei compagni di strada, specie nelle analisi politiche – e lo sono ancora di più quando mi avventuro lungo i sentieri scoscesi delle analisi politiche – ha il dubbio, per l’appunto, che l’accordo tra Pd e terzo polo non solo non sia vincente, ma ce non sia nemmeno molto ‘digeribile’ per la base del Pd.
Se, come dici tu, la base del Pd – che poi dovrebbe essere il cuore pulsante di un partito – fosse così ‘entusiasta’ dell’accordo con il Terzo polo e, soprattutto, dell’appoggio del Pd al governo Lombardo, i ‘capi’ di questo partito avrebbero già indetto il referendum per far pronunciare su tali argomenti la stessa base del partito.
Purtroppo, caro Raffaele, è avvenuto l’esatto contrario. Il referendum regionale sul “sì” o sul “no” al governo Lombardo il Pd siciliano non l’ha mao indetto. E là dove – peraltro contro il parere dei vertici del Pd dell’Isola – i referendum sono stati celebrati, il 90 per cento e altre della base del partito ha detto un chiaro “no” alla partecipazione del Pd al governo Lombardo. E su questo, caro Raffaele, non ho dubbi perché questi pronunciamenti sono stati espressi e, in quanto tali, sono fatti oggettivi.
La mia modesta tesi è che, oggi, il Pd siciliano sia prigioniero di un vertice che la stessa base vorrebbe sbaraccare. Lo stesso segretario regionale, Giuseppe Lupo, è stato eletto da una maggioranza che non voleva l’accordo con Lombardo e poi, una volta eletto, alla faccia della democrazia, ha cambiato opinione.
Contrariamente al nome che si è dato, il Partito democratico – almeno in Sicilia – è tutto fuorché democratico: se fosse democratico, si sarebbe affidato a un referendum: cosa che, invece, non ha fatto.
Sai, sempre secondo me, perché il referendum sulla partecipazione del Pd al governo Lombardo non è stato celebrato? Perché nel Pd siciliano, oggi, si fondono il peggio del cattolicesimo politico espresso dal nostro Paese (i cascami di quella Dc che, nella metà degli anni ‘70, voleva a tutti i costi il compromesso storico) e la tradizione leninista dei comunisti italiani. Divisi su tutto, i cattolici di ‘sinistra’ e i leninisti su una cosa concordavano pianamente: sul fatto che la politica, anzi sul fatto che le decisioni politiche erano e dovevano restare questioni di ‘vertici’ e non di base.
Concludendo, se – come tu dici – si dovesse arrivare all’accordo tra Pd e Terzo polo, beh, questo sarebbe l’ultimo regalo della sinistra di Palermo e Leoluca Orlando e a Rita Borsellino. Perché, a mio modesto avviso – e con i miei soliti dubbi avanzo un’ipotesi – saranno entrambi candidati nella corsa a sindaco di Palermo. E se, come tu dici, si dovesse arrivare a un accordo Pd-Terzo polo, saranno prorpio questi candidati a fare man bassa dei voti della sinistra di Palermo.

con immutata stima

Giulio Ambrosetti

 

Redazione

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