«Valentina Salamone, Stefania Noce, Carmela Petrucci, Alessia Francesca Simonetta, Enrica Ferrazza, Venessa Scialfa, Enzina Cappuccio». La sera dell’otto marzo in via Vittorio Emanuele i nomi di alcune delle centinaia di vittime di femminicidio italiane hanno risuonato nella normale vita di un venerdì sera. A urlarli, con un megafono, una cinquantina di donne in corteo con una candela in mano, organizzato dall’associazione Donne in azione con la partecipazione del Centro antiviolenza Thamaia, del Comitato pari opportunità dellUniversità di Catania, dello Sportello Rosa Inps e dellAnde. Giovani e anziane, hanno camminato da palazzo Platamone per poche centinaia di metri, passando da piazza Duomo, per arrivare in via Dusmet. E all’altare dedicato alla più illustre vittima della violenza in città, Sant’Agata, hanno donato le proprie fiaccole.
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«Organizziamo questa fiaccolata dal 2008, con alterne fortune come partecipazione. Quest’anno è andata bene, ci sono tante ragazze che non erano mai venute» spiega la presidentessa di Donne in azione Laura Iraci. Lo scorso anno infatti a prendere parte al corteo erano «poco più di dieci donne» spiega. Ma, al di là del numero raggiunto, «il senso di una iniziativa del genere è quello, almeno una volta l’anno, di far parlare al megafono, e vedere come la gente reagisce ascoltando i nomi di queste donne uccise», spiega Iraci. E in giro per il centro cittadino non sono in pochi a fermarsi ad ascoltare.
All’interno del corteo anche l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Catania Carmencita Santagati che, parlando della proposta partita lo scorso anno di dedicare delle strade cittadine a Francesca Morvillo, Indira Gandhi e Rita Atria, parla di «tempi ancora non stabiliti». «Bisognerà attendere la prossima riunione della commissione toponomastica, che dovrà anche individuare le vie da dedicare. Poi la decisione finale spetterà alla Prefettura» spiega l’assessore. Che, sul tema, spera invece di poter far pubblicare all’assessorato «a breve scadenza, un opuscolo con i nomi delle donne e le motivazioni scelti dai ragazzi delle scuole», conclude.
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