Il tribunale di Catania archivia l’inchiesta nei confronti del comandante Marc Reig Creus e per la capo missione Ana Isabel Montes Mier della nave Open Arms della ong spagnola Proactiva. Entrambi erano indagati per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina per lo sbarco a Pozzallo (in provincia di Ragusa) del 17 marzo del 2018, dopo il soccorso al largo della Libia di 218 migranti. Resta ancora pendente il fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata aperto dalla procura di Ragusa.
«Siamo felici di apprendere che un ulteriore passo verso la verità è stato fatto – dichiarano dalla ong – Ribadiamo di aver sempre operato nel rispetto delle Convenzioni internazionali e del diritto del mare e che continueremo a farlo mossi da un unico obiettivo: difendere la vita e i diritti delle persone più vulnerabili». Da Proactiva si dicono «fiduciosi che le evidenze giudiziarie che stanno emergendo in questi ultimi mesi potranno costituire un argine verso le scellerate scelte della politica europea e sapranno ricostruire con chiarezza una tragica pagina storica, quella delle migliaia di vite annegate nel Mediterraneo Centrale e del silenzio dell’Europa».
A disporre l’archiviazione del fascicolo è stato il presidente dell’ufficio del gip di Catania Nunzio Sarpietro. Lo hanno reso noto i legali della ong Alessandro Gamberini e Rosa Emanuela Lo Faro dopo avere avuto risposta dalla procura distrettuale etnea in merito alla loro richiesta di conoscere lo stato del procedimento. Nella sua richiesta la procura distrettuale ha sottolineato che lo sviluppo delle indagini, compresi gli accertamenti sui cellulari, non ha permesso di trovare riscontri per contestare il reato di associazione per delinquere in un eventuale processo penale.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro e dai sostituti Fabio Regolo e Andrea Bonomo, che disposero il sequestro della nave perché, sosteneva l’accusa, «l’obiettivo primario è salvare migranti e portarli in Italia senza rispettare le norme, anzi violandole scientemente». A Open Arms veniva contestato il «rifiuto di consegnare i profughi salvati a una motovedetta libica» e il fatto che, «nonostante la vicinanza con l’isola di Malta», la nave avesse proseguito la navigazione verso le coste italiane «come era sua prima intenzione».
L’ong si è sempre difesa sostenendo di avere agito «in stato di necessità per salvare vite umane». Il sequestro della nave fu convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Catania, ma soltanto per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il fascicolo, per competenza, fu successivamente trasferito alla procura di Ragusa che reiterò la richiesta di sequestro della Open Arms, poi rigettata lo scorso 16 aprile gip Giovanni Giampiccolo. La stessa procura di Ragusa, lo scorso dicembre, ha notificato ai due indagati un avviso di conclusione indagine individuando come parte lesa il ministero dell’Interno.
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