«Giulio Regeni era uno di noi, come cittadino e come studioso». Si apre così l’appello, che finora ha raccolto un centinaio di firme, che circola tra i professori universitari italiani. A lanciarlo è il docente dell’ateneo di Catania Antonio Pioletti. Nel testo si chiede che sia stabilità la verità sull’omicidio del giovane ricercatore, torturato e poi ucciso al Cairo dopo essere scomparso lo scorso 25 gennaio. Per lunghi giorni amici e parenti di Regeni, dottorando dell’università di Cambridge e originario del Friuli Venezia Giulia, hanno atteso notizie del 28enne. Il 3 febbraio il ritrovamento del suo cadavere, in una strada di periferia della capitale egiziana. «Chiediamo che si faccia luce su quanto accaduto – sottolinea Pioletti – è un gesto simbolico, lo sappiamo, ma crediamo che sia un importante anche nei confronti dei familiari di Giulio Regeni».
L’appello è partito da pochi giorni. «Sfogliando i giornali, ho visto che studiosi inglesi, statunitensi e francesi prendevano posizione su questa vicenda – racconta l’ex prorettore di Unict – Ho trovato veramente inaccettabile che proprio dall’università italiana non partisse un segnale nei confronti di questo barbaro assassinio». Da qui l’idea di stilare un documento e di coinvolgere professori in tutta Italia. «Ho steso il testo, ne ho parlato con i colleghi e con il rettore Giacomo Pignataro». Quasi nelle stesse ore anche i giuslavoristi – il settore di riferimento del ricercatore ucciso – hanno iniziato una propria mobilitazione. Mercoledì – alle 16.30, all’ex monastero dei Benedettini – l’apertura dell’incontro del laboratorio d’ateneo Conoscere il mondo arabo-islamico verrà dedicata a Giulio Regeni.
«Che diremo ai nostri giovani delle sorti progressive dell’Europa e del Mediterraneo? – si legge nel testo – Con quale altro sangue dovremo coprire le nostre debolezze e le nostre contraddizioni?». E ancora: «Chiediamo che non vengano tollerate limitazioni ai diritti della ricerca e dell’informazione». Nell’appello i docenti italiani richiedono anche un altro segnale: «Una giornata di lutto – afferma Antonio Pioletti – che siano le bandiere a mezz’asta o un momento di raccoglimento». La richiesta è stata inoltrata al ministero dell’Istruzione e alla Conferenza dei rettori. «Mi auguro che venga recepito», conclude Pioletti.
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