«’Nta ll’aria, fu propriu un truni i l’aria». Impossibile dare torto a questo ritornello, perché quel 19 luglio 1992 a tremare fu davvero tutta Palermo. Carmelo Piraino lo scrive quattro anni fa. Sue le parole, sua l’idea, sua l’ispirazione. A prestare la propria voce al brano, dal titolo ‘Ntall’aria, sono trenta cantanti palermitani, tra cui lo stesso autore. Da una parte i ragazzi dell’associazione Ci suono anch’io e del centro Tau, entrambi partner del progetto: Chiara Bruno, gli Sleepy Train, Ettore Vacca, le Serio Sisters, Gabriele Cusimano, Ester Di Bona, Rawen Rannou ed Erika Fujioka. Dall’altra gli artisti palermitani più affermati: Marcello Mandreucci, Chiara Minaldi, Alessandra Salerno, Vito De Canzio, Eleonora Tomasino, Daria Biancardi, Gioacchino Cottone, Nancy Ferraro, Peppe Viola, Tony Landolina, Tony Troja, Giampiero Militello, Federica Neglia, Claudia Sala, Claudia Macca, Giada La Manna, Filippo Cannino, Roberta Sava, i Tre Terzi (Claudio Terzo, tra i primi a credere nel progetto, Ferdinando Moncada, Diego Tarantino e Nicola Liuzzo), Manfredi Tumminello, Manfredi Caputo, Giancarlo Renzi, Davide Rizzuto, Davide Alfano e Valerio Vassallo.
«Sono grato per la partecipazione di ognuno di questi artisti, non è una cosa che davo per scontata, ma tutti hanno subito detto sì, sposando il mio progetto», racconta Piraino. Malgrado i suoi 42 anni sulle spalle, arriva tardi alla musica, pur amandola molto. Si forma al Cet di Mogol. Quando scrive questo brano è luglio e le giornate sono calde e afose proprio come quelle che si danno il cambio oggi. «Giravo con la mia chitarra e avevo proprio questi accordi che mi ronzavano nella testa, ma non saprei spiegare cosa è scattato in me e cosa poi ha portato al brano – rivela l’autore – Di solito mi viene un’idea e mi metto a scrivere, mi lascio trasportare». Non è proprio come scrivere per gli altri puntando su un’idea di base. «Questa canzone in particolare mi è proprio venuta così, su un giro d’accordi se vogliamo popolare. Solo dopo ho definito tutto, mettendo ogni cosa al suo posto».
Quelli di Piraino sono testi che poco hanno a che fare con l’ermetismo. Lui predilige chiarezza e semplicità: «Ma sono un rischio, perché possono essere scambiate per banalità se non si riesce a far riferimento al sentimento che le presuppone. Un rischio che puntualmente decido di assumermi», dice. il brano nasce quattro anni fa, ma solo adesso arriva alla sua versione definitiva e completa: «Si dice che le canzoni siano come il vino, più stanno e più diventano buone, io sono d’accordo», scherza. Porta il suo brano in giro, lo canta, lo migliora, insiste. Non cambia mai, però, quel titolo così diretto: «Mi piace perché è una definizione che può avere tante sfaccettature, il dialetto lo permette – spiega – Può significare, ad esempio, essere colto di sorpresa, anche in positivo, o essere con la testa fra le nuvole. Ma è anche sinonimo di spavento o, peggio, proprio di una bomba che ti fa saltare in aria».
A curare l’arrangiamento del brano è il pianista e compositore Massimo Scalici, che ha montato anche il video che si avvale di immagini concesse a titolo gratuito da Nicolò Piccione, che le ha realizzate con un drone. Le offre con piacere, senza volere nulla in cambio, solo essere parte di questo progetto. Allo stesso modo di ognuna di quelle trenta voci, prestate senza secondi fini. Il video si apre con una breve performance del duo I Sansoni, che leggono un passo liberamente reiterpretato del libro di Gianni Zichichi, L’ultimo lento e poi andiamo via: una storia d’amore nata fra i banchi di scuola all’epoca proprio delle stragi del ’92. «Sapevo che poteva diventare l’inno di una battaglia, per quello che dice, per come lo dice», spiega l’autore.
Il brano, infatti, non passa inosservato e diventa, anzi, l’inno ufficiale della ciclostaffetta organizzata dall’associazione culturale L’Orablù di Bollate, partita dalla sua città natale il 25 giugno e ormai in dirittura d’arrivo, direzione via D’Amelio, in sella con Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso. «Il presidente dell’associazione, Walter Palagonia, se n’è subito innamorato, e così anche il resto dello staff», racconta, emozionandosi ancora. Ma non è tempo per lasciarsi andare, l’ispirazione può sempre essere dietro l’angolo e quando arriva, Piraino sa come coglierla e metterla nero su bianco: «Quando qualcosa mi colpisce parto con la mia chitarra e non mi fermo più. Potenzialmente può attirarmi di tutto, una cosa vista di sfuggita alla tv o qualcosa che mi succede». Cose, insomma, che rimangono nella testa, «nel frullatore dell’anima», dice lui, dove «metti dentro tutto quello di cui ti nutri. Ci sono cose che entrano da sole nel flusso creativo e che in quel momento non ricordi neppure da dove provengano, non c’è piena razionalità in quei momenti, c’è un abbandono alla creatività, non si può spiegare, si può solo viverlo».
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